cronaca

GENOVA – IL CAROSELLO DELL’IPOCRISIA

GENOVA – IL CAROSELLO DELL’IPOCRISIA

 Genova l’Italia che non cambia – a pagare sempre i cittadini

Napoli, 19 agosto

di: Sergio Angrisano

Spesso si assiste ad una vera e propria perdita della realtà: esistono dei momenti in cui l’intollerabilità dell’accaduto ci costringe a chiudere gli occhi come se non fosse mai successo. Ma, divenuti ciechi, non possiamo che scontrarci con la realtà, facendoci sempre più male. Ma in casi come il disastro di Genova, non possiamo applicare questa regola di autodifesa. Consapevoli che qualsiasi frase, umana pronunciata, seppure sincera, è poca cosa di fronte ad una tragedia di tale portata, così come ogni azione di giustizia non potrà ne cancellare e neppure restituire la vita a chi l’ha lasciata. Non ricalcherò le cronache che hanno in questi giorni descritto la terribile sciagura del “ponte maledetto”, il cui crollo si è portato via 4 vite umane, vittime innocenti, gente che, nel momento del crollo, stava recandosi in vacanza, al lavoro, semplicemente attraversando la città per le più svariate ragioni. Nelle auto, bambini che ridevano, giocavano, uomini che guidavano i loro automezzi per consegnare merci, una normalità, interrotta definitivamente non dalla casualità, non dal destino, ma dall’incuria dell’uomo, dalla sete di guadagno sempre maggiore, tagliare i fondi per ristrutturare, o peggio, spostare di anno in anno interventi indispensabili, aumenta il guadagno perché taglia le spese. Ora, come sempre accade in situazioni drammatiche del genere, iniziano le intollerabili passerelle, le frasi di cordoglio, ma, tutti quelli che oggi sfilano, potevano non sapere? Non intendiamo accusare nessuno, sia chiaro, risulta tuttavia difficile credere che nessuno sapesse. Oggi, (ieri n.d.r.) Il Presidente Mattarella ha dichiarato: accertamento rigoroso delle responsabilità ha aggiunto il capo dello Stato, che ha parlato di «tragedia inaccettabile» e della necessità di «accertare la verità e garantire la sicurezza».

A fargli eco dalle opposizioni, la richiesta della istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta, è noto a tutti che, quando viene chiesta l’istituzione di una commissione d’inchiesta in casi del genere è perché non si vuole andare da nessuna parte, un modo per diluire negli anni la ricerca della verità, e con essa, l’identificazione dei colpevoli. Perché, i colpevoli ci sono, e sono ben identificabili. Senza in alcun modo volere lanciare insinuazioni, ma solo per completezza di informazione, voglio ricordare che, fu il Governo D’Alema ad affidare a titolo completamente gratuito al Gruppo Benetton la concessione delle Autostrade per l’italia, chiedendo per il Governo, inspiegabilmente, solo il 2, 4% di benefit sugli introiti, un accordo assurdo, che non portava alcuna resa economica per lo Stato. Alla luce di tutto questo, possiamo affermare che, a Genova: il crollo è cominciato nel 1999 – come scrive anche “VoxNews” – quando D’Alema ha regalato le autostrade ai Benetton». Oggi si piangono le vittime del viadotto Morandi, collassato per deficit di manutenzione, e secondo l’esecutivo gialloverde per colpa di Autostrade per l’Italia (che avrebbe dovuto, quantomeno, segnalare il pericolo e chiudere l’arteria). Ma se lo Stato non ha più la gestione dell’infrastruttura, e quindi il controllo della sua sicurezza, lo si deve alla grande privatizzazione decisa appunto trent’anni fa dal centrosinistra dalemiano: un esecutivo che vedeva Sergio Mattarella vicepremier e Carlo Azeglio Ciampi al Tesoro, insieme a Giuliano Amato (potevano oggi non sapere?). Poche varianti nel D’Alema-bis: il tecnocrate Franco Bassanini alla funzione pubblica, Antonio Maccanico, alle riforme istituzionali e Amato al Tesoro, con Mattarella alla difesa e Vincenzo Visco alle finanze (alla luce di questo posiamo affermare allora, sapevano tutti?). Erano gli anni ruggenti della “terza via”, il neoliberismo adottato con entusiasmo dalla post-sinistra clintoniana e blairiana: rottamare lo Stato e svendere il patrimonio ai grandi Trust privati. Palazzo Chigi trasformato in una Merchant Bank: lo stesso D’Alema si vantò di aver realizzato il record europeo, in tema di privatizzazioni. Le autostrade? Dall’Iri ai Benetton: l’affare del secolo (ma solo per i Benetton, a quanto pare). Che fiutò il business delle autostrade, che è da sempre un investimento a prova di rischio, e molto remunerativo. Basta scorrere i numeri di Atlantia che possiede Autostrade per l’Italia, la rete da 3 mila chilometri (solo in Italia) nel pacchetto è compresa la Tangenziale di Napoli,(doveva essere a pagamento per soli 10 anni dalla consegna, ancora oggi i napoletani sono costretti a pagare un pedaggio che sa più di Tangen..te che gli frutta 70 mln all’anno. Non solo Autostrade, anche, Aeroporti di Roma, cui si è aggiunto quello di Nizza, insieme ad altri piccoli scali. La holding infrastrutturale – posseduta al 30% da Edizione, la cassaforte dei Benetton – sforna ogni anno numeri in costante crescita. Nel 2017, Atlantia ha visto i ricavi salire e lambire i 6 miliardi, contro i 5,4 di solo un anno prima. «La crisi economica in Atlantia non si è mai vista. Nel 2010 il fatturato valeva poco meno di 4,5 miliardi.

Questa gente avida di danaro, nemmeno davanti alla morte riesce a zittirsi, il primo comunicato ufficiale delal Società (Atlantia) arriva il girono dopo il drammatico crollo, eloquente il contenuto. “Non era pericoloso”.  Alle comunicazioni ufficiali si sono aggiunte le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci: “Non mi risulta che il ponte fosse pericoloso e che andasse chiuso”.Questo ha detto ai microfoni del Gr1.Grave e frettolosa la Sua dichiarazione, poiché smentita da un’intervista rilasciata il 29 maggio al sito genovese The Medi Telegraph, specializzato in questioni legate ai trasporti, proprio Castellucci aveva parlato degli interventi di manutenzione sulla struttura della prima campata. E a conferma della consapevolezza che interventi fossero necessari esiste un bando di gara per un retrofitting strutturale (una sorta di ristrutturazione profonda) del viadotto. Il bando, pubblicato in Gazzetta ufficiale e datato 28 aprile, prevedeva una procedura ristretta con un importo in appalto di 20,15 milioni, di cui 14,7 milioni per lavori e 5,4 milioni per oneri di sicurezza. Non solo. In una relazione di Autostrade per l’Italia del maggio 2011 si leggeva che il tratto A10 a Genova e l’innesto sull’autostrada per Serravalle. Quindi sapevano tutti dell’incombente pericolo? Ho letto in questi giorni dichiarazioni che trovo ripugnanti, al limite “dell’intimidatorio” oltre fuorvianti, ad opera di alcuni personaggi, dalle quali si evince di fantasiosi enormi costi, dovuti a penali che lo Stato dovrebbe pagare, qualora dovesse ritirare la concessione al Gruppo Benetton. Una considerazione che anche un praticante avvocato smonterebbe senza problemi. Un  contratto è un rapporto che vincola 2 o più parti, una delle principali cause di risoluzione di un contratto è , l’inadempienza di uno o più punti in esso contenuti. Nel caso di Genova, di inadempimenti contrattuali sembra essercene in abbondanza, vanno: dalla mancanza di prevenzione, alla sicurezza, passando per la manutenzione, vi è inoltre l’aggravante della “causa di morte” questo è l’ABC della giurisprudenza, certe affermazioni fatte da un ex magistrato fanno accapponare la pelle

CRONACA DEL DOLORE –  Scusa tardive e poco credibili

A quattro (interminabili) giorni dal crollo del ponte, Giovanni Castellucci e Fabio Cerchiai decidono di uscire allo scoperto e convocano: Stampa e TV (per una diretta televisiva) in un albergo in pieno centro di Genova. A parlare per primo è l’amministratore delegato di Atlantia, di cui, il manager marchigiano è al comando dal 2006 succedendo a Vito Gamberale, personaggio esposto a violente critiche per il suo stretto orientamento al profitto nella gestione del servizio pubblico. A seguire, è intervenuto Cerchiai, in qualità di presidente di AtlantiaAutostrade e della Holding Edizione, Cerchiai, rappresenta la famiglia Benetton, l’azionista di riferimento con il 30% . Nel suo intervento, dove ha rappresentato le scuse (tardive e poco credibili) della famiglia Benetton  e di tutto il Gruppo, mettendo sul tavolo mezzo miliardo. Questo preventiva di spendere Autostrade per l’Italia tra ricostruzione del viadotto crollato e delle case danneggiate, aiuti alle famiglie di vittime e sfollati e interventi su strade cittadine e trasporti pubblici per alleviare l’emergenza-traffico causata dalla tragedia del Ponte Morandi. Al mezzo miliardo si dovranno aggiungere i risarcimenti, quando saranno accertate le responsabilità del crollo. Secondo i tecnici di Autostrade, tra demolizioni e costruzioni, due quadrimestri sono sufficienti per restituire la viabilità a Genova. Al netto delle revoche e delle carte bollate. Dunque, è questo il valore di 43 vite umane e dei tantissimi danneggiati e feriti? Le scuse tardive e poco credibili, sono giustificate ampiamente sui Social Network, dove è montata un’aspra indignazione; per un pranzo con decine di ospiti nella casa di Giuliana a Cortina, a Ferragosto, quando sotto il ponte Morandi si scavava nelle macerie. «Una riunione di famiglia, non una festa», è stato precisato, una commemorazione per il quarto fratello, Carlo, morto il 10 luglio scorso a 74 anni. Nota stonata e poco credibile viene rimandato al mittente, 10 luglio 15 agosto non c’è alcuna attinenza, ma anche se fosse, sarebbe stata inopportuna e fuori luogo? 43 vittime causate dall’incuria della famiglia Benetton urlano rispetto.

 

 

 

 

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore