Redazione

L’ammalato oncologico con gravi patologie specialmente se in età avanzata, è già morto prima di morire

Abbiamo deciso dar voce ai senza voce. “Sperando che il nostro coinvolgimento possa restituire la capacità e la consapevolezza del valore di dare voce a chi voce non ha” 

Ringrazio la Signora Cristiana Arduini, per avere trovato la forza di scrivere questa lettera-denuncia, in un momento di particolare dolore.

Sergio Angrisano

Napoli, 18 ottobre 2018

Voglio scrivere e raccontare a tutti coloro che sono stati colpiti o che saranno colpiti dal male del secolo, lo schifo che ci circonda a livello sanitario.

L’ammalato oncologico con gravi patologie specialmente se in età avanzata, è già morto prima di morire…..è solo un costo per la società, se muore tanti costi in meno, dalla sanità all’Inps!

Siamo nel 2018 era di Budget, obiettivi di bilancio, taglio dei costi, onerosi corsi di formazione per stordire gli emergenti e sfornare i costosi “tagliateste” che viaggiano con 2 giacche, 3 camicie e 4 cellulari alla volta……e ci si ammala sempre di più, di mali incurabili anche in età giovane.

Vengono proiettati telefilm americani come medici in prima linea E.R. e la recente serie di “The good doctor” dove vediamo che i medici, bravi buoni e pazienti, corrono insieme, studiano i casi e collaborano per trovare le soluzioni. COMUNICANO TRA DI LORO anche tra diversi reparti ma soprattutto hanno sempre il sorriso e parole di conforto, lasciando spazio alla sacra speranza.

Vediamo che la potenziale rivalità tra medici è superata dal raggiungimento dell’obiettivo: curare o salvare l’ammalato, scopo primario della loro professione.

Una favola per le ns. strutture sanitarie provinciali! Siamo lontani anni luce dalla realtà americana, per non parlare dell’umanità e della sensibilità, che per un medico è doveroso, perché quando si laurea, fa un giuramento, il giuramento di Ippocrate del IV secolo a.c., rispettato nella realtà da pochi. Quella del medico deve essere innanzitutto una MISSIONE e non una professione per indossare un camice bianco e percepire un cospicuo stipendio per accogliere il più delle volte il paziente con distacco e freddezza . C’è chi percepisce tanto e non se lo merita, c’è chi si merita tanto è non è gratificato per ciò che vale e così i migliori scappano, abbiamo avuto esempi più o meno recenti come il dr. Zini, dr. Zingaretti, dr. Coschiera, dr. Mulazzani , che hanno lasciato il San Salvatore (che di Salvatore ormai ha solo il nome) . Nella sanità pubblica non ci sono più soldi!

In America se non hai l’assicurazione muori, ma in Italia è diverso? Ormai dobbiamo pagare tutto per evitare le lunghe liste d’attesa, per accelerare i tempi, perché si vive nel terrore, un esame clinico fatto in ritardo potrebbe compromettere lo stato di salute e quindi si ricorre al privato, ma pagando, ulteriormente perché già ci vengono trattenuti i soldi dallo stipendio.

Scrivo tutto questo, perché purtroppo negli ultimi anni ho perso “per il mostro” le persone a me più care, nel 2010 mio padre, morto dopo 2 anni di sofferenza, a novembre del 2017 un fratello di 52 anni con un tumore alla gola, deceduto all’Hospice di Fossombrone, struttura pulita, personale paramedico eccellente, ma è la sala di attesa per il passaggio ad altra vita. Mio fratello è stato spedito lì come un pacco postale in pessime condizioni fisiche 5 gg prima del decesso, perché nel reparto di otorinolaringoiatra a Fano non c’era più posto e ci è stato detto “è un paziente non più trattabile chirurgicamente quindi non può più rimanere in questo reparto” i posti c’erano……Io mi arrabbiai per questa imposizione, ma quando si è disperati perché stai perdendo un caro che ami, si perde la ragione e combattere contro i mulini a vento è difficile…..

A gennaio 2018 si ammala anche l’altro mio fratello di poco più giovane dell’altro, tumore al cervello non operabile, glioblastoma di 4°. E’ ricominciato un altro calvario per la mia famiglia ormai dimezzata, siamo distrutti, memori e ancora provati dalla recente perdita. Visite e consulti in giro per l’Italia. Soldi a volontà, perché gli illustri si pagano, non ci arrendiamo, ci sembra un incubo senza fine, tutti dicono impossibile e noi famigliari ci sentiamo degli “sfigati” la sorte si è accanita contro di noi.

Iniziano le cure previste come da protocollo per tale patologia, ovvero radioterapia e ci tengo a sottolineare che il primario del reparto, dr. Bunkeila è uno dei pochi medici speciali, per capacità e umanità; chemioterapia, passando dall’oncologia di Pesaro a quella di Fano. Inizia anche cure parallele, assumendo integratori e cannabis nelle dosi consentite dalla legge, prescritta da un medico della struttura ospedaliera di Pietra Ligure. La cannabis è gratuita solo nelle Regioni Lombardia, Emilia Romagna, Liguria e Puglia, nelle restanti regioni è a pagamento.

Ci iscriviamo alla Amor-Onlus di Pozzuoli di cui è a capo la dr.ssa Luongo Margherita per iniziare la ossigeno terapia in uno studio di Ancona, e pare che abbia benefici per diverse patologie di tumori.

Nel frattempo sorgono delle complicazioni, mio fratello deve interrompere la chemioterapia, per tromboflebite acuta curata privatamente a domicilio per risolvere velocemente e nel migliore dei modi tale diagnosi, guarisce dalla tromboflebite ma gli inizia una diarrea persistente curata con interogermina e similari.

Successivamente prende un’infezione polmonare, lo ricoveriamo in pneumologia , sparisce l’infezione ma la diarrea continua, tamponata con altri farmaci bloccanti, l’oncologia comunica con la pneumologia solo dopo la dimissione dall’ospedale dietro mia telefonata e nessuno si è preoccupato di approfondirne la causa magari con una colon tac o colonscopia, mai fatta una total – body…….. Ogni reparto opera a compartimenti chiusi, vergognoso!!!!

Ritorna a casa e non sappiamo più cosa fare, altre medicine, ma niente da fare. Trascorsi due mesi dall’inizio di questa situazione decidiamo di ricorrere dal professor Roda il quale si è meravigliato e propone un ricovero a Bologna ma con serie difficoltà sia per le condizioni fisiche di mio fratello, sia perché la Regione Marche non vuole più pagare degenze negli ospedali al di fuori della regione, nel frattempo mio fratello peggiora rapidamente, non ha più facoltà motorie qualsiasi spostamento per lui è un trauma. Nel contempo inizia l’assistenza domiciliare dell’ANT onorevole associazione già “collaudata” in precedenza, presente giornalmente, a tutte le ore fino alla fine, l’8/10/2018 mio fratello ci ha lasciato sfinito, logorato dal mostro.

Ecco lo schifo……dobbiamo essere sempre noi a cercare, chiamare i medici per cercare di trovare le soluzioni con esasperazione, ma il più delle volte il medico della struttura ospedaliera non è disponibile, ha troppi pazienti da seguire e non approfondisce il caso…..mentre i famigliari vorrebbero risposte immediate, non c’è tempo da perdere, ormai l’ammalato oncologico grave è considerato segnato, allora si va per tentativi e noi famigliari abbiamo la sensazione di scocciare, avvertiamo distacco, indifferenza, freddezza e allora ricorriamo al privato pagando, mentre dovrebbe essere tutto al contrario, il medico che ha in cura l’ammalato dovrebbe tenere costanti contatti con i famigliari per avere notizie, dando assistenza sotto tutti i punti di vista fino a che necessitano in tutte le situazioni anche per i disagiati sociali e ad ogni età perché i famigliari esauriscono la forza fisica e psicologica.

Tutti dobbiamo morire, secondo la nostra religione la vita terrena è un passaggio per altri mondi, ma questo passaggio deve essere concludersi in maniera dignitosa, con adeguata assistenza, supporto medico, conforto e tanta umanità. Ciò che dico non deve essere una favola ma pura realtà.

 

Cristiana Arduini

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore