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Il TAR riavvia le Fonderie Pisano : da ieri puzza e proteste.

Salerno, da ieri 15 gennaio 2020 sono riavviate le attività delle Fonderie Pisano di Salerno, sospese dai ricorsi legali e dalle attività di Regione, Comune e Comitati di cittadini. Sono coinvolti, in questa oramai annosa questione, la popolazione di Salerno, in particolare quella della zona Fratte, da un lato e la proprietà delle Fonderie dall’altro.

Da una parte infatti ci sono gli abitanti che subiscono gli effetti di fumi, rumori ed inquinanti vari, e dall’altra c’è la proprietà delle Fonderie che vuole continuare a produrre, anche salvaguardando in qualche modo i posti di lavoro. I cittadini organizzati protestano con molta frequenza, agendo, anche legalmente, a tutela della salute loro ed in particolare dei loro bambini.

In questa querelle, che ci ricorda casi come quello dell’Ilva di Taranto, si sono schierati per tutelare in primis la salute anche la Regione Campania, il Comune di Salerno,  l’Arpac, l’Asl Salerno, il Ministero dell’Interno, e le intervenute Associazione Forum Ambientalista e Associazione di Volontariato “Salute e Vita”.

Erano, e restano, sei i giudizi che ruotanti intorno alle modalità di svolgimento dell’attività industriale delle Fonderie Pisano, e che hanno portato infine alla revoca dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) rilasciata alle Fonderie dalla Regione.

Il 24 dicembre scorso la Seconda Sezione del TAR di Salerno si è espressa, mettendo da un lato la salvaguardia dei valori ambientali e dall’altro quella dei diritti (acquisiti) di una realtà industriale – con molti dipendenti – preesistente anche alla prima normativa comunitaria in materia ambientale, ed ha accolto la tesi delle Fonderie.

La cosa più importante, e grave a mio parere, è stata che ”  il progetto di revamping” (ammodernamento) dell’impianto, che sarebbe in corso,  non deve essere assoggettato, per il TAR, a Valutazione di Impatto Ambientale, né a Valutazione di Incidenza. Ha tolto cioè di fatto potere di valutazione agli Enti preposti.

Proseguono comunque le attività giuridiche e quelle di protesta incessante di chi non vuole avere danno alla salute dalla presenta di una fabbrica in funzione tra le case.

Attendiamo adesso le prossime mosse.