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CAAN DI NAPOLI IL DECLINO DEL CENTRO AGROALIMENTARE COMPLICE IL SILENZIO DELLA CAMERA DI COMMERCIO

Napoli,12 Maggio 2022

Praticò: Questo territorio ha bisogno di persone che si impegnino per fermare il declino e siano conduttori di sviluppo, ed invece alzando la testa si vedono solo e sempre avvoltoi in picchiata, e non ti meravigli più perché ti giri intorno ed assomiglia sempre di più ad un deserto, ed allora te li aspetti. È ora di dire basta

COMUNICATO STAMPA

CAAN DI NAPOLI

IL DECLINO DEL CENTRO AGROALIMENTARE COMPLICE IL SILENZIO DELLA CAMERA DI COMMERCIO

Praticò: Questo territorio ha bisogno di persone che si impegnino per fermare il declino e siano conduttori di sviluppo, ed invece alzando la testa si vedono solo e sempre avvoltoi in picchiata, e non ti meravigli più perché ti giri intorno ed assomiglia sempre di più ad un deserto, ed allora te li aspetti.  È ora di dire basta

Nel deserto, un avvoltoio in volo richiama la presenza di una carcassa di animale nelle vicinanze. Le teorie evolutive degli ultimi anni, però, raccontano di un avvoltoio più intraprendente. Un animale che ha imparato a riconoscere non più le carcasse, ma gli animali in difficoltà ed è pronto ad avventarsi su di lui affinché, poi, lo diventi per davvero una carcassa.  È questo il quadro odierno che si presenta sulla testa del Centro Agro Alimentare di Napoli. Il Caan, nonostante sia in grosse difficoltà, è ancora vivo, combatte, ma basta alzare di poco la testa ed intravedere un nuvolo di avvoltoi pronti a dare il colpo di grazia e banchettare sui suoi resti. Si perché, da quando, qualche tempo fa, ho denunciato una gestione a dir poco allegra ed incompetente del C.A.A.N., sotto la guida di Carmine Giordano, l’ho fatto con l’unico scopo di smuovere l’opinione pubblica ed i rappresentati delle istituzioni locali a fare quanto in loro potere per attivarsi affinché il declino si interrompesse e vi fosse una prospettiva nuova per il terzo centro agro alimentare italiano. Ed invece. È però triste ed avvilente notare quanto sta accadendo nel nostro territorio, perché proprio quelle istituzioni a cui facevo riferimento in precedenza, piuttosto che partecipare alla lotta per la sopravvivenza, stanno invece facendo in modo che l’animale si trasformi in carcassa. Mi riferisco alla Camera di Commercio di Napoli, soprattutto. Socio qualificato, con il possesso di oltre il 9% delle quote del Caan. Un socio che in tutti questi anni ha glissato su una gestione che era evidentemente inadeguata aspettando probabilmente che si compisse il percorso verso il fallimento, senza mai intervenire. È notizia, pubblica ormai, la volontà da parte della Camera di Commercio di Napoli di alienare la propria partecipazione all’interno della compagine societaria del Centro Agroalimentare di Napoli. In queste ore concitate quindi, quando migliaia di operatori, di lavoratori e centinaia di aziende vivono l’ansia di un futuro che appare incerto ed a tinte, ahimè, cupe, un istituto che per statuto le tutela quelle aziende (e di conseguenza i loro operatori) rappresentando e curandone gli interessi collettivi, decide di lasciare la barca senza nemmeno tentare di fermarne la corsa e fare il possibile per non farla affondare. Ore in cui ci si aspetta un impegno maggiore, finanche con la disponibilità all’aumento o all’immissione di capitali nella struttura, avviene esattamente il contrario. Quali sono i motivi alla base delle decisioni che animano la dirigenza dell’ente di via S. Aspreno, non è dato sapere, ma i dubbi che qualcosa di non troppo arcano ci sia all’orizzonte sono leciti.  Si, perché sarebbe difficile spiegare altrimenti un comportamento ed un atteggiamento così ostile verso un polo pubblico che, seppure tra mille difficoltà, ha dimostrato di saper rinascere dai suoi errori e dalle sue ceneri ed allo stesso tempo creare i presupposti per uno sviluppo futuro. Perché deve essere chiaro, il Caan non è quello di Carmine Giordano, il Caan è delle centinaia di aziende che lo vivono e lo rendono diamante grezzo che ha solo bisogno di ritrovare la strada che Lorenzo Diana aveva tracciato. Il Caan esiste ed è un esempio di partenariato pubblico privato (seppure il pubblico ha quote preponderanti) che non deve fallire, ma deve essere supportato per questo passaggio difficile affinché si crei un modello di governance sostenibile che tuteli gli investimenti, pubblici, privati e le aziende che lo rendono vitale e produttivo. Se questo non funziona, se tutto quello creato porta al fallimento vorrà dire un salto nel vuoto pericoloso per la continuità del polo commerciale napoletano così come lo conosciamo e per tante aziende che lo stanno utilizzando come volano e incubatore di sviluppo e crescita. Ma questo, un rappresentante di un ente come la Camera di Commercio non può non saperlo e allo stesso tempo non può non inorridire davanti alle possibili ricadute del sistema che lui stesso, nel suo ruolo istituzionale, rappresenta e tutela (?). Ed invece si mette in atto un comportamento schizofrenico, in cui da una parte, si cerca di smarcarsi dal Caan vendendo le quote di appartenenza, dall’altra parte, quella meramente politica si fanno pressioni sulle autorità comunali (che rappresentano oltre il 70% delle quote del Caan) affinché nella prossima squadra eletta del Consiglio di Amministrazione vi sia la presenza di rappresentanti vicini o riconducibili alla dirigenza della Camera di Commercio. Una pressione non solo inopportuna, ma che va ad incidere sull’opera di ricostruzione che con pazienza e bravura sta portando avanti il Sindaco Manfredi, tra mille difficoltà. Un attacco su due fronti, insomma, che ha come unico obiettivo quello del fallimento del Caan per obiettivi non meglio chiariti, ma che lasciano spazio a molti e legittimi dubbi. Un comportamento, infine, che getta benzina sul fuoco di una situazione già precaria in cui nessuno è esente da colpa, ma allo stesso tempo nessuno può ritenersi estraneo a qualsiasi tentativo debba essere fatto per salvare il futuro di una struttura che non è un semplice capannone di cemento, ma rappresenta la vita di migliaia di persone ed imprenditori che chiedono solo che chi li rappresenta si dimostri corretto e faccia il possibile per tutelare il loro lavoro ed i loro interessi e non certo i propri. Questo territorio ha bisogno di persone che si impegnino per fermare il declino e siano conduttori di sviluppo, ed invece alzando la testa si vedono solo e sempre avvoltoi in picchiata, e non ti meravigli più perché ti giri intorno ed assomiglia sempre di più ad un deserto, ed allora te li aspetti.  E’ ora di dire basta.

Cosi ROSA PRATICO’Presidente Officina delle Idee-Responsabile delle Donne che fanno Impresa di Confesercenti Napoli

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore