Cultura

Intervista ad Arturo Serra Gómez

Intervista allo scultore murciano Arturo Serra Gómez: “ Colombo fu uno scultore di grande ingegno e bravura con un talento commerciale”

Napoli, 08 novembre 2022

Intervista allo scultore murciano Arturo Serra Gómez: “ Colombo fu uno scultore di grande ingegno e bravura con un talento commerciale”

Lo scultore e restauratore murciano d’arte sacra Arturo Serra Gómez racconta i suoi studi riguardanti lo scultore Giacomo Colombo, attivo sia a Napoli sia in Spagna tra il ‘600 e il ‘700, un nesso tra due culture:il Sud Italia e la Spagna. La sua ultima pubblicazione nella Rivista di cultura e attualità “ Riscontri” pertinente al busto ligneo di San Giacomo di Prata di Giacomo Colombo

di Antonio Russo

Nel tardo pomeriggio dello scorso due ottobre, a piazza San Domenico Maggiore, abbiamo incontrato Arturo Serra Gómez , restauratore e scultore, nato in Spagna, a Murcia nel 1970, laureato in Belle Arti con specializzazione in restauro all’Università di San Carlo di Valencia. Ha recentemente pubblicato un suo contribuito sulla Rivisita “Riscontri” sulle ultime ricerche su Giacomo Colombo. Ha viaggiato molto nel Sud dell’Italia per osservare le meravigliose opere dello scultore Giacomo Colombo; in particolare è stato in Puglia e in Campania per visitare sia i monumenti che le chiese dove si trovano i capolavori del celeberrimo scultore. È noto per le sue sculture di arte sacra in Spagna.È uno studioso attento dello scultore Giacomo Colombo, attivo tra ‘600 e ‘700 in Spagna e Napoli, ricerca e studia le sue opere sia in Spagna sia al Sud Italia. Ci racconta che Giacomo Colombo nasce ad Este, Padova, nel 1663 e si trasferisce a Napoli a soli quindici anni. Ottimo scultore in marmo, legno policromo e stucco, disegnatore insigne d’argenterie sacre e di incisioni. La sua formazione artistica ha inizio a Napoli e la sua poliedrica attività si sviluppa nel contesto dell’ambiente dove gli artisti sperimentano, nel medesimo tempo, diverse espressioni, incominciando dalla tradizione lignea policroma barocca per evolversi entro il primo decennio del Settecento a risultati unici nel suo genere di gusto rococò. Realizza opere di grande valore artistico sia nell’Italia Meridionale che in Spagna. Un vero e proprio artista-imprenditore, così come Giotto nel XIV secolo. Gestisce una grande bottega di artisti grazie a cui soddisfa le varie richieste di manufatti lignee provenienti da quasi tutte le regioni meridionali; crea un’équipe di collaboratori in grado di diffondere il proprio linguaggio stilistico con risultati eccellenti ed è apprezzato ed amato dalla committenza dell’epoca. Nel 2018, inoltre, Gómez ha tenuto una conferenza sulle opere di Colombo a Marcianise, riscuotendo enorme successo e interesse degli esperti. Seduti a tavolino ci racconta, oltre a ciò, del suo contributo pubblicato nella rivista di cultura e attualità “ Riscontri”, in cui ritroviamo il busto ligneo di San Giacomo di Prata, custodito nella chiesa Madre di Prata di Principato Ultra. Colombo unisce la Spagna al Sud Italia attraverso i secoli mediante gli studi del murciano Arturo Serra Gómez.

È stata confermata recentemente la paternità di Giacomo Colombo sul mezzobusto di San Giacomo nella chiesa di San Giacomo in provincia di Avellino?

“Credo di si, nel mio articolo pubblicato in Riscontri, credo sia chiaro che il Colombo fu l’autore del San Giacomo pratese, era un attribuzione già formulata in precedenza da Fiorentino Pietro Giovino per la stretta somiglianza con il Santo Strato di Posillipo, documentato dal Colombo del 1702. Nel articolo si fa il confronto del San Giacomo con altre opere certe del Colombo e si ritiene il mezzobusto di Prata, non solo come un’opera che possiede le caratteristiche formali e tecniche proprie delle opere del Colombo, ma come un’opera esemplare di quelle particolare modo di lavorare dello scultore”.

Quali sono le caratteristiche delle opere di Giacomo Colombo?

“ Le sue opere sono sempre di un intaglio virtuoso e deciso, di grade profondità e bravura tecnica. Il Colombo ha un personalissimo modo di lavorare tecnicamente: i capelli delle sue simulacri, utilizza una tecnica propria della scultura in marmo, lui era anche uno scultore marmoreo, è l’ uso del trapano per svuotare il centro dei suoi caratteristici riccioli alla fine dei capelli. Una caratteristica

sviluppata per molto tempo in tutta la sua carriera di scultore e che se può dire rappresenta come una seconda firma”.

Qual è, secondo lei, il capolavoro di Giacomo Colombo?

“Credo che sia, per me e per tutta la critica, l’opera più importante di Colombo è la Pietà ebolitana. Poco fa, con motivo del recente restauro, l’opera è stata esposta al pubblico fuori la nicchia del capoaltare, ed è stato possibile ammirare 360º il simulacro da vicino. La composizione e lo studio del nudo sono incomparabile, la modulazione e morbidezza del braccio sinistro con i sottile cambi del piano e la profondità dell’intaglio tra i capelli della Madonna e il manto che sono veramente insuperabili”.

Ha tenuto una conferenza stampa, nel 2018, a Marcianise sulle opere di Giacomo Colombo. Ha sostenuto che la statua di Santa Venera è un’opera dello scultore padovano. Come ha scoperto che era lui l’autore?

“ Il confronto tra questa opera e la Sant’Orsola firmata e datata 1709 del convento delle Clarisse di Santa Lucia di Serino non permette un’ altra cosa. La presenza di opere del Colombo a Marcianise era già conosciuta per il suo lavoro nel capoaltare dell’ Annunziata e il suo celebre Crocifisso nella Cattedrale. Anche l´Immacolata, manichino da vestire, fu attribuita nella conferenza al maestro per la stretta somiglianza con il simulacro firmato presente a Carovigno (LE). La composizione e lo studio delle pieghe della Santa Venera e il modo di lavorare i capelli sono identici come fu esposto nella conferenza alla Sant’Orsola e altre opere del Colombo”.

Giacomo Colombo era uno scultore e imprenditore. Questa sua caratteristica ha comportato il successo oltre alle sue capacità artistiche?

“ Infatti, Colombo non solo fu un scultore certamente dotato per la scultura, di grande ingegno creativo e bravura tecnica, ma anche un brillante talento commerciale, fu capace di convertire sua bottega in quasi un’industria, dove la redditività del prodotto offerto, la scultura devozionale, fu sfruttata al massimo, approfittando degli stessi modelli, per diverse opere, non solo della stessa iconografia. Il successo commerciale dallo scultore poteva venire definito dal momento, come è conosciuto, che lo scultore fu, a volte, prestatario dei suoi clienti, in un vero esempio di quello che oggi poteremmo chiamare come una perfetta e redditizia economia circolare”.

Giacomo Colombo è stato influenzato da Francesco Solimena. È stato influenzato anche dallo stile di Gian Lorenzo Bernini?

“È costume dei critici far sempre dipendere la scultura, come sorella povera della pittura, con confronti che non sempre risultano verosimile. È, invece, evidente che il Colombo acquisisce del si napoletano Bernini il suo modo particolarissimo di fare i pieghe dei panneggi: pieghe “fiammeggianti”, non inspirati dal naturale, in varie delle sue opere, per esempio la Madonna delle Grazie di Capua o il suo Risorto di Meta di Sorrento. Sono questi panneggi quasi astratti di ovvia influenza berniniana”.

Qual è un’opera colombiana che si trova in Spagna che ritiene importante ?

“ Ci sono solo tre opere dal Colombo nella Spagna, due a Madrid, un Cristo alla colonna nella Cattedrale de la Almudena, già chiesa di San Ginés e una Santa Teresa, piccola firmata e datata 1724 nel convento dei Trinitarie e nel Museo di Bellas Artes di Bilbao, un’Immacolata piccola firmata. Era documentata una Sant’Anna con la Vergine Bambina, risalente già al 1712 , a Cadice, oggi in ubicazione sconosciuta, e attribuita una Pietà a Cartagena, che io ritengo non sia sua. Colombo non fu un scultore di successo in Spagna, il suo stile era prossimo al linguaggio spagnolo, non risultava una novità”.

Un’ultima domanda prima di salutarci: non esiste una monografia esaustiva su Colombo e i suoi allievi. Questo complica molto il lavoro di individuazione delle sue opere sparse sia in Spagna sia in Italia. Vuole fare un appello ai ricercatori?

“ Non esiste ancora una monografia esaustiva su Colombo, ma di sicuro, è sullo scultore della scuola napoletana intorno al quale più si è scritto, indicabili sono, soprattutto, i contributi di Gian Giotto Borrelli e Letizia Gaeta. La produzione dell’ artista è davvero enorme. Infatti, io nella mia ricerca arrivo già a trecento opere. Questo rende difficile e problematico affrontare un cantiere così grande. Ma, se ingenti sono il numero di opere di Colombo, così ugualmente sono numerose ,purtroppo,le opere sbagliate. Credo si possa scrivere una monografia così ampia in un numero di opere a lui erratamente attribuite (sorride)”

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore