Cultura

Santa Maria del Parto, i lavori rinascimentali di Montorsoli ed Ammannati rivivono nella tomba di Sannazaro

Napoli, 26 dicembre 2022

In un panorama mozzafiato si trova la chiesa di Santa Maria del Parto, a Napoli, dove è custodita la tomba monumentale di Jacopo Sannazaro di marmo di Carrara realizzato dagli allievi di Michelangelo Buonarroti

di Antonio Russo

In un panorama mozzafiato dominato dal mare e dal Vesuvio, a Mergellina, si erge una chiesetta ben nascosta dagli occhi indiscreti dei cittadini napoletani, una volta palazzo di proprietà del poeta Jacopo Sannazaro, famoso per la sua opera intitolata l’Arcadia, oggi proprietà dell’ordine dei Servi di Maria (OSM). In questo piccolo angolo di paradiso è custodito sotto la supervisione del parroco padre Salvatore Perrella, dietro l’altare maggiore e il coro ligneo, la tomba monumentale di marmo di Carrara di Jacopo Sannazaro, un’opera del genere realizzata dai massimi rappresentanti della bottega di Michelangelo Buonarroti: Giovanni Angelo Montorsoli e Bartolomeo Ammanati. Una sintesi tra rinascimento e la controriforma. È ben noto che l’arte richiede studio, lavoro, applicazioni. Sono tutto ciò Bartolomeo Ammannati Giovanni Angelo Montorsoli. Due maestri scultori. Si ritiene anche che ci fu un aiuto di Pietro e Bartolomeo Ghetti, fratelli attivi a Napoli tra ‘600 e ‘700, per il basamento dell’opera d’arte. Sulla parte superiore del basamento poggia, al centro, un bassorilievo, attribuito o all’ Ammannati o forse a Cosini, nel quale sono scolpiti Marsia e Nettuno ed alcune muse, sormontate della scritta DOM, unico elemento cristiano in un contesto soprattutto pagano, ai due lati le statue scolpite dall’Ammannati raffiguranti Apollo e Minerva le quali, durante la Controriforma , furono messe in serio pericolo, per volere di un viceré, di essere distrutte, tuttavia furono salvate grazie alle incisioni sulle loro basi dei nomi biblici David e Giuditta. Sempre sul basamento, ai lati del bassorilievo, si innalzano due colonne sulle quali è posta l’urna cineraria del poeta : su di essa si completa l’opera con il busto del poeta, ritratto dalla sua maschera funeraria e che alla base porta il nome di Actius Sincerus ed, ai lati, due putti, opere del Montorsoli. L’intero sepolcro tende, quindi a mettere in risalto la poesia araldica ed epica sia in lingua volgare che latina del Sannazaro, oltre a dimostrare le sue virtù da gentiluomo avute in vita. Una chiesa nota a pochi napoletani per la sua posizione, ma ricca di opere d’arte e storie suggestive di come la materia sopravvive al passare tempo incessante che rende gli artisti fragili ma eterni. Forse, la frase la frase scritta da Fëdor Dostoevskij : la bellezza salverà il mondo “, risulta adatta alla storia del monumento di Sannazaro e degli allievi scultori di Buonarroti. L’arte resta come la bellezza come segno divino.

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore