MASSIMO PACILIO: NAPOLI E LA CONTAMINAZIONE DELL’ARTE
Storia di un artista senza tempo
Napoli, 21 Aprile 2021
Di Sergio Angrisano
L’arte, spesso ne parliamo con superficialità o, in senso lato, ciò accade, quando ci troviamo ad ammirare un capolavoro di qualsiasi natura artistica; sculture, pitture realizzazioni mosse tutte da mani sapienti. Infatti, ogni capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati. Un preambolo questo, indispensabile per poter raccontare la contaminazione naturale vissuta da Massimo Paciclio, napoletano, nato in via Duomo, Centro Storico di Napoli, cuore pulsante della città dell’arte presepiale. Lui, quelle strade le aveva percorse fin dalla sua infanzia, aveva attraversato con la naturalezza di un fanciullo le vie dell’arte presepiale, annusandone l’essenza della colla, dei colori, ammirando quelle mani di artisti che sagomavano pastori e presepi.
I tre decumani scorrevano parallelamente l’uno dall’altro attraversando da est a ovest la città antica, parallelamente rispetto alla costa. Il giovane Massimo, li attraversava per recarsi a scuola, per sbrigare piccole commissioni alla madre, per incontrarsi con gli amici del quartiere dove poi giocava spensierato senza mai pensare quale sarebbe stata l’influenza di quel luogo parte di quella Napoli esoterica e di magia. Inconsapevole di essere nato in quella via che tangeva i tre decumani. Un termine utilizzato in via ufficiale che risulta in realtà improprio in quanto esso caratterizza un sistema di urbanizzazione di epoca romana. Neapolis, invece, venne fondata come colonia greca, dunque ben prima dell’avvento dei romani. I tre decumani vedevano nelle due laterali una sostanziale similitudine mentre la centrale risultava essere più grande rispetto alle altre due e rappresentava per l’appunto la via più importante della città antica. Ed in quel dedalo di viuzze, vicoli che sorge la famosissima strada dei “pastori”, San Gregorio Armeno, tra le otto strade più famose al mondo, oggi , caduta nella disperazione causa l’epidemia che tra i tanti danni si è portata via un pezzo di storia antichissima della città, i lockdown imposti dal governo hanno costretto alla chiusura (si spera momentanea) di tutte le attività dei Maestri pastorai e dell’arte presepiale.
Le varie accezioni con le quali sono state storicamente definite e intese le arti della pittura, della scultura, dell’architettura, sono significative del diverso approccio culturale verso queste discipline nel corso dei secoli. Nel mondo occidentale, già nel Medioevo, le diverse a., pur facendo parte dei Mestieri, implicavano principi teorici, tutte miniaturizzate e utilizzate dai “maestri dell’arte presepiale”. Massimo (guai a chiamarlo maestro), ci confessa che, mai avrebbe immaginato che a distanza di anni, avrebbe abbracciato questa passione, sono oramai trascorsi 25 anni, quando prepotentemente la passione prese possesso della sua mente e cominciò a muovere le sue mani. Una passione che lo ha portato a realizzare, dipinti, sculture, tavole e soprattutto straordinari presepi.
Un laboratorio dove ogni cosa racconta e trasuda impegno, lavoro, fantasia, tradotta in arte da mani sapienti e da una maniacale ricerca della perfezione. Una carriera costellata di partecipazioni a mostre, fiere e concorsi, con risultati entusiasmanti. Oggi, Massimo Pacilio, realizza straordinari opere presepiali e, alla domanda “come è nata questa passione?”, risponde candidamente “ho respirato fin da piccolo l’odore della colla, delle vernici del sughero e del legno e del cartone…non so, sarà quello ?