E’ vittoria per De Magistris?
Il NO al Referendum ha forse aiutato la vittoria di De Magistris, che ora è il nuovo Leader Democratico Populista, completamente Meridionalista e fermo nelle proprie scelte ed idee. Diremmo che è in netto vantaggio su Lettieri per diventare il nuovo sindaco di Napoli, in quanto attualmente ha settantaduemila voti di vantaggio, il venti per cento in più, le liste più forti, dunque il favore di tutti i pronostici.
Voteranno De Magistris i democratici della cosiddetta area riformista.
Hanno espresso indicazione di voto per l’unico candidato in campo che considerano di sinistra. Ma sosterranno il sindaco tanti altri elettori del Pd che vorranno esprimere il proprio voto e sono ideologicamente orientati a sinistra. Dunque, DeMa pesca nell’elettorato della Valente. Il sindaco in carica pesca anche negli ambienti di destra.
Sicuramente non voteranno Lettieri i “pochi” fratelli d’Italia che si recheranno alle urne. Per non averlo scelto al primo turno, pur riconoscendo nelle liste dell’imprenditore alcuni candidati provenienti dalla destra napoletana, difficile pensare che potranno sostenerlo al ballottaggio. Sicuramente gran parte dell’elettorato cinque stelle voterà Lettieri. L’impressione è che il candidato brianzolo sia stato sacrificato proprio per consentire un secondo mandato al sindaco uscente. D’Altronde il sindaco è nato e cresciuto come candidato antisistema, antirenziano, fuori dagli schemi dei partiti. E’ un ex magistrato che ha condotto inchieste sulla trattativa stato – mafia. L’esito delle stesse è controverso. Gli sono state tolte di mano proprio perché aveva toccato i fili.
In Italia non è raro che alcune indagini siano trasferite per determinarne gli esiti. Insomma, DeMa ha il curriculum adatto per piacere a molti elettori pentastellati, ma anche alla borghesia napoletana ed alle fasce sociali medie con la crisi di rigetto per la politica politicante. Paradossalmente, rappresenta ancora un voto di protesta, nonostante si tratti di un secondo mandato.
E’ probabile che, sotto sotto, anche i candidati del Pd diano indicazione di voto per il sindaco uscente perché in caso di vittoria, sarebbe eletto un numero di consiglieri maggiore. Se vincesse Lettieri, la coalizione della Valente dovrebbe dividersi i seggi di minoranza con quella di De Magistris che farebbe il pieno perché ha liste più forti. Un altro dato è incontestabile. Al secondo turno, si alza la soglia di astensionismo. Votano solo gli elettori motivati o ancora posizionati ideologicamente. E’ tradizionalmente un elettorato più vicino alla sinistra che sostiene De Magistris e comunque non vota a destra. Se è vero che l’ultima volta, De Magistris partiva in svantaggio rispetto allo stesso competitors Lettieri, è anche vero che i voti in meno erano solo undicimila. Oggi il sindaco ha settantaduemila voti di vantaggio. Sotto l’aspetto politico, Lettieri non ha nemmeno rappresentato un valore aggiunto.
Ha perso 50 mila voti dall’ultima volta. Si ritrova al ballottaggio perché i suoi avversari erano troppo scarsi. La sceneggiata delle primarie del Pd, ha lanciato di nuovo il centrodestra al ballottaggio. La Valente è riuscita a fare peggio di cinque anni fa, nonostante fosse espressione diretta del partito e del Premier Renzi.
Il Pd è stato cacciato dalla città, per la seconda volta in cinque anni. Stavolta non sono bastati i voti dei “cosentiniani” che diedero fiato a De Luca. E’ pur vero che il Pd avrebbe perso anche alla Regione se il governatore non avesse fatto l’accordo con De Mita. Oggi a Napoli, De Magistris rappresenta probabilmente l’unica strada credibile. Mettere il Comune di Napoli nelle mani della nomenclatura di Forza Italia, sarebbe un passo indietro. E Forza Italia per un’ improbabile sindacatura Lettieri sarebbe una zavorra pesante da portare per un quinquennio. Il centrodestra ha avuto cinque anni per ricostruire il tessuto connettivo con la città, ma ha clamorosamente perso l’occasione. La candidatura della Carfagna a capolista di Forza Italia è stata calata dall’alto. L’ennesima operazione di marketing elettorale. Seimila preferenze sono voti di apparato. Ai candidati ed ai dirigenti di Forza Italia è stata imposta l’accoppiata con la Carfagna, con buona pace delle altre donne candidate. Così come accadde per le regionali, la bella Mara lascerà presto il Consiglio oppure diserterà molte sedute per impegni istituzionali più importanti a Roma. La sconfitta di Lettieri lascerà macerie nel centrodestra. Difficile prevederne gli esiti in una coalizione che, diversamente dal Pd, non ha apparati partitici stabili e che si appresta a dire addio al leader carismatico nazionale. Se ben gestito, col secondo mandato il sindaco può evolversi in autentico leader antisistema, ma democratico: un leader meridionalista in grado di convogliare sulla sua leadership populista soggettività politiche ed elettorati diversi e divisi. Soprattutto sen dovesse vincere la sfida di Bagnoli e dei quartieri. In un’ ottica di superamento del bipolarismo , se i penta stellati uscissero dalla campana di vetro e cominciassero a dialogare con le altre forze “populiste” si potrebbe scardinare un sistema incancrenito e mantenuto in piedi dalle massoneria finanziarie europee.
De Magistris potrebbe rappresentare al sud, l’alter ego della Lega salvinaina al nord, forse con maggiore leadership. Se De Ma dovesse schierarsi per il no al referendum ed i promotori della riforma ne uscissero sconfitti, si aprirebbe la fase della terza repubblica, con la nascita di nuovi leader italiani, con la medaglia al valore per aver difeso la costituzione.