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“Puffi e Gomorra” fanno notizia mentre regna il silenzio sullo scandalo delle case popolari assegnate dai clan camorristici col placet delle istituzioni

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E’ incredibile la velocità con la quale noi napoletani abbiamo stravolto la scale delle priorità, dei valori e del senso civico. Stamane quel giornalaccio rosa che di tutto ciarla meno che di sport  titola: “I Puffi non abitano a Gomorra” e di seguito l’articolo su Lorenzo Insigne e la sua prestazione in nazionale di mercoledì sera contro l’Irlanda. Non si ricorda a memoria d’uomo paragone più stupido, offensivo ed incomprensibile con la forzatura su “Gomorra”, (forse faceva trend), ma il titolo insensato e vuoto come la zucca di taluni giornalisti meneghini sortisce un effetto dirompente. Sui social non si parla d’altro e l’indignazione sale. Sale proporzionalmente quasi quanto l’indifferenza verso ben altra notizia. Questa si che quantomeno avrebbe dovuto sortire un effetto tipo Cardinale Sepe che bestemmia in aramaico sulle gradinate del Duomo di Napoli saltellando sul pisello (chiudete gli occhi e provate a immaginarvelo). La notizia è quella riportata da un giornalista napoletano, o meglio, “frattese” (stessa città del Lorenzo nazionale) Antonio Crispino che pubblica sulle pagine del Corriere della Sera il pezzo, e sul sito “Le Inchieste di Antonio Crispino” un video sconcertante da dove si evince chiaramente il coinvolgimento di organi dello Stato (Prefettura, Assessorato e organi di controllo) nelle assegnazioni delle case popolari gestite dai clan camorristici che ancora, purtroppo, insozzano Napoli. Ma né dai Tg nazionali, né tantomeno dalla stampa locale, se ne fa menzione. Un patrimonio di oltre 25 mila alloggi gestiti dai clan con il benestare dello Stato e il “silenzio complice” della gente che non prova oramai nemmeno più ad indignarsi. Questi i paradossi della nostra sfortunata terra abbandonata se non addirittura tradita e vilipesa dalle stesse istituzioni. Un luogo dove neppure la coinvolgente onda di onestà e voglia di rinnovamento rappresentata oggi dal Movimento penta stellato di Grillo (vedi Roma e Torino), riesce a fare breccia. qui all’ombra del Vesuvio sembra infrangersi contro quello scoglio maleodorante del malaffare cronico, disperdendosi in mille rivoli.