Arte

IL Profumo dell’Arte

luigino
Arte cultura e bellezza DEMART Gallery

Intervista al dott. Luigino De Martinis

Considerare Napoli la più grande ed incantevole città d’arte del Mediterraneo non è una esagerazione . Sono circa un centinaio tra Studi d’ Arte e Gallerie di Arte Moderna e Contemporanea presenti nel capoluogo Campano. Scorriamo la lista, l’indice si ferma su DEMART Gallery, ci colpisce il nome del Gallerista, sembra uscito da un libro di storia, senza alcuna esitazione compongo il numero di telefono pubblicato tra i contatti e al secondo squillo risponde una voce di donna dal tono garbato, spiego il motivo della chiamata, pochi minuti e mi conferma l’appuntamento con il dott. Luigino De Martinis. Ore 15.30 due giorni dopo la telefonata, puntuale mi presento al cancello, lo scenario che mi si presenta supera di gran lunga le mie aspettative, Villa Lauro, citofono, l’inconfondibile gracchiante rumore della serratura automatica, mi dice che sono quasi arrivato, provo ad immaginare cosa mi aspetta, dalla porta a vetro dell’ingresso, mi rendo immediatamente conto che il Dott. De Martinis. Oltre ad essere, Perito del tribunale, Esperto D’arte, Consulente della Camera di Commercio, è sicuramente una persona estremamente ordinata, mentre la mia mente è pervasa da questi curiosi pensieri, la porta si apre ed appare Valeria, questo è il nome della ragazza che mi ha risposto al telefono, lo capisco immediatamente dal sorriso cordiale e dalla farse che pronuncia, Lei è il giornalista che ha chiamato? Rispondo di si, mi fa accomodare, tutto è straordinariamente ordinato, tutto è straordinariamente coordinato, i colori del parquet, le pareti bianche, le lampade a luce calda disegnano fasci di luce quasi geometrica che con sapienza e discrezione illuminano i capolavori che sono appesi alle pareti, cammino in punta di piedi quasi a non voler disturbare quell’atmosfera incantata. Anche Valeria sembra essere stata accuratamente selezionata per “abitare” quel luogo quasi fatato. Due saloni uno sull’altro, mi ricordano una bellissima Galleria visitata ad Amsterdam anni addietro, ma la vista che si vede dalle grandi finestre mi riporta immediatamente in via Crispi, il golfo di Napoli si mostra in tutta la sua bellezza ed offre una vista straordinariamente suggestiva, con il Vesuvio che sembra adagiato sul mare, in lontananza, tre magnifiche perle si vedono in lontananza, la Costiera Sorrentina,  Capri, ed un spicchio dell’isola d’ Ischia  che sembrano piccoli gioielli sorti dal mare, un capolavoro tra i capolavori. Mentre osservo tutto questo, arriva il dott. De Martinis, mi aspettavo un signore attempato, dal vestire sofisticato, mi trovo invece di fronte un brillante manager, che immediatamente mi mette a mio agio, propone immediatamente di eliminare i titoli accademici, ci diamo del tu? chiede, Certo, rispondo, iniziamo subito mi dice, il tempo è poco, sono tante le cose da vedere, passiamo in rassegna le “opere “ di autori di fama mondiale, passiamo da Keith Haring a Mimmo Rotella, Alighiero Boetti , Mario Schifano, Alberto Burri, Lucio Fontana, Agostino Bonalumi , Enrico Castellani e Louiss Marcoussis per finire su di una meravigliosa opera di  Andy Warhol, ogni singola opera spiegata con dovizia di particolari, una mutazione genetica sembra aver colpito Gigi (De Martinis),mentre  parla sembra vivere ogni singola opera, cornice compresa, le a sfiora una ad una. Interrompo questa piacevole liturgia con la prima domanda e gli chiedo…

Perché aprire una galleria d’arte? Senza alcuna esitazione risponde, una passione, una passione coltivata sin da quando ero un ragazzo, trasformata poi in una emozionante professione, da qui l’idea di creare la DEMART Gallery, da come racconta la sua storia capisco che Gino ha un suo ideale bene preciso nella testa, credo rispecchi quella del “vecchio gallerista” che con amore per l’arte cercava di proporre artisti di suo gusto, quasi al di fuori dalle semplici logiche di mercato. Nessun manifesto specifico, ma la volontà di raccogliere tutte le frequenze del contemporaneo e una chiara disposizione ad offrire al più vasto pubblico possibile, la chance di diventare cultori dell’arte contemporanea in tutte le sue sfaccettature.

Senza renderci neppure conto il tempo è volato dott. De Martinis, Le faccio una ultima domanda prima di salutarla. Ho visto una particolare luce nei suoi occhi quando mi descriveva l’opera di Andy Warhol, lei sa certamente che era un vero e proprio feticista dei giornali e forse aveva già capito che sarebbero durati ancora non molto perché li collezionava, li adorava, li nobilitava come operine forse già archeologiche e classiche, c’è qualcosa che la accomuna a questo straordinario artista?

Anche in questo caso la risposta è immediata, la voce ritorna modulata, il tono è pacato, mi guarda e dice, tutto quanto le dirò avrà senso in base alla sua capacità di raccontare queste due ore trascorse nella mia Galleria, lo guardo sorpreso, e Lui quasi ad interpretare i miei pensieri, aggiunge, l’amore per l’arte, questo mi accomuna ad Andy Warhol, la voglia di trasmettere emozioni, Arte ed emozione, una equazione praticamente perfetta giusto, mi chiede? Ora sta a lei scrivere descrivendo tutto questo cercando di emozionare i suoi lettori. Ci salutiamo cordialmente, mentre attraverso il giardino penso che con l’articolo di oggi sto per incamminarmi su di un terreno impervio, sto per affrontare un argomento molto delicato, ma è da un po’ che sentivo il bisogno di fare chiarezza sul tema “arte ed emozione”. Cosa ci sarà di tanto delicato in questo tema, può apparire come un binomio scontato al quale sembra esserci veramente poco da dovere aggiungere, ma non è assolutamente così,  mi è capitato di discutere con amici sul valore artistico delle opere di certi artisti contemporanei o comunque del ventesimo secolo. Per fare un esempio pratico ci è capitato di parlare di un artista che è stato spesso protagonista della diatriba “è arte – non è arte”, Lucio Fontana, la cui figura catalizza feroci critiche anche per le enormi, e per molti inconcepibili, quotazioni che le sue opere raggiungono. L’accusa più utilizzata dai suoi detrattori, oltre alla classica “lo potevo fare anch’io”, è, appunto: “Non è arte perché non mi emoziona”, ripenso alle parole di Gino, l’emozione è qualcosa di estremamente personale e come si fa a decretare per statuto un’opera d’arte seguendo principi prettamente soggettivi? Su questa ultima considerazione chiudo l’intervista sperando di essere riuscito con le parole ad emozionare chi le leggerà, ma una cosa è certa, nonostante la passione per la scrittura, credo non riuscirò mai a trasmettervi il particolare odore dell’arte.

Ilaria M.C. Angrisano