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dott. Luigino De Martinis, un grande uomo

Oggi abbiamo il piacere di riportare l’intervista, quasi molto familiare, al dott. Luigino De Martinis, Perito del Tribunale, Esperto di d’Arte, Consulente della Camera di Commercio, ma anche una persona pulita, ordinata, un grande uomo.

Perché aprire una galleria d’arte? Senza alcuna esitazione risponde, una passione, una passione coltivata sin da quando ero un ragazzo, trasformata poi in una emozionante professione, da qui l’idea di creare la DEMART Gallery, da come racconta la sua storia capisco che Gino ha un suo ideale bene preciso nella testa, credo rispecchi quella del “vecchio gallerista” che con amore per l’arte cercava di proporre artisti di suo gusto, quasi al di fuori dalle semplici logiche di mercato. Nessun manifesto specifico, ma la volontà di raccogliere tutte le frequenze del contemporaneo e una chiara disposizione ad offrire al più vasto pubblico possibile, la chance di diventare cultori dell’arte contemporanea in tutte le sue sfaccettature. Senza renderci neppure conto il tempo è volato dott. De Martinis, Le faccio una ultima domanda prima di salutarla.

Ho visto una particolare luce nei suoi occhi quando mi descriveva l’opera di Andy Warhol, lei sa certamente che era un vero e proprio feticista dei giornali e forse aveva già capito che sarebbero durati ancora non molto perché li collezionava, li adorava, li nobilitava come operine forse già archeologiche e classiche, c’è qualcosa che la accomuna a questo straordinario artista? Anche in questo caso la risposta è immediata, la voce ritorna modulata, il tono è pacato, mi guarda e dice, tutto quanto le dirò avrà senso in base alla sua capacità di raccontare queste due ore trascorse nella mia Galleria, lo guardo sorpreso, e Lui quasi ad interpretare i miei pensieri, aggiunge, l’amore per l’arte, questo mi accomuna ad Andy Warhol, la voglia di trasmettere emozioni, Arte ed emozione, una equazione praticamente perfetta giusto, mi chiede? Ora sta a lei scrivere descrivendo tutto questo cercando di emozionare i suoi lettori. Ci salutiamo cordialmente, mentre attraverso il giardino penso che con l’articolo di oggi sto per incamminarmi su di un terreno impervio, sto per affrontare un argomento molto delicato, ma è da un po’ che sentivo il bisogno di fare chiarezza sul tema “arte ed emozione”.

Cosa ci sarà di tanto delicato in questo tema, può apparire come un binomio scontato al quale sembra esserci veramente poco da dovere aggiungere, ma non è assolutamente così,  mi è capitato di discutere con amici sul valore artistico delle opere di certi artisti contemporanei o comunque del ventesimo secolo. Per fare un esempio pratico ci è capitato di parlare di un artista che è stato spesso protagonista della diatriba “è arte – non è arte”, Lucio Fontana, la cui figura catalizza feroci critiche anche per le enormi, e per molti inconcepibili, quotazioni che le sue opere raggiungono. L’accusa più utilizzata dai suoi detrattori, oltre alla classica “lo potevo fare anch’io”, è, appunto: “Non è arte perché non mi emoziona”, ripenso alle parole di Gino, l’emozione è qualcosa di estremamente personale e come si fa a decretare per statuto un’opera d’arte seguendo principi prettamente soggettivi? Su questa ultima considerazione chiudo l’intervista sperando di essere riuscito con le parole ad emozionare chi le leggerà, ma una cosa è certa, nonostante la passione per la scrittura, credo non riuscirò mai a trasmettervi il particolare odore dell’arte.