Veganismo: l’ossessione del mangiar sano

Paul McCartney, Natalie Portman, James Cromwell non sono solo alcuni dei nomi dello spettacolo Hollywoodiano, bensì anche un minuscolo esempio di persone che alla bontà di un hamburger e al latte hanno preferito la soia ed affini, semplicemente adottando il “vegan style” nella propria vita. Come suddetto, quelli citati sono solo una minima parte della percentuale dei nostri simili che oggigiorno seguono la tendenza del veganismo. Si stima infatti che dal 2013 il numero di vegani in Europa e nel mondo – in particolar modo negli Stati Uniti d’America – sia cresciuto del 2-3%, di cui l’1% è rappresentato da bambini e ragazzi dagli 8 ai 18 anni di età.
Etica, religione, salute o semplicemente moda? Qualunque sia la risposta a questa indagine, è chiaro ormai che il Veganismo, partito come puro movimento filosofico agli inizi del XX secolo, abbia in questi ultimi anni trovato sempre più proseliti, esseri umani pronti a lottare e a rifiutare a spada tratta qualsivoglia forma di sfruttamento di animali, che sia per fini alimentari, sperimentali od estetici.
Nel 1944, quando Donald Watson, appartenente alla “Vegetarian Society”, espresse il proprio disappunto nei confronti della dieta vegetariana, in quanto priva di ulteriori necessarie rinunce alimentari che avrebbero favorito maggiormente la difesa del mondo animale, ipotizzò uno stile di vita alternativo, autodefinendosi un “non-dairy vegetarian”, ed eliminando così dalla propria dieta anche qualsivoglia prodotto derivato dagli animali, come i latticini, il miele o le uova.
La neo-nata “Vegan Society”, il veganismo appunto, fondata su di una filosofia antispecista e non-violenta, si fece pian piano spazio nella mentalità dei nostri antenati, fino ad arrivare ai giorni nostri, ampliandosi sempre di più, in una società in espansione demografica, nonché in grado di diffondere nuove culture e nuove idee da un capo all’altro del mondo nel giro di un millesimo di secondo.
Secondo lo stile vegetariano, e dunque di riflesso anche per il mondo del veganismo, l’atto della rinuncia ad ogni forma di prodotto di origine animale non ha nulla a che vedere con l’idealizzazione di un mondo pacifico privo di morte, in quanto i medesimi appartenenti a questi filoni di pensiero hanno numerose volte ribadito il concetto che sia impossibile far cessare la soppressione di una migliaia di animali ogni anno – cifra che attualmente è stimata attorno ai 56 miliardi, esclusi quelli marini -, date le circostanze di una cultura ormai radicata nel tempo, causa di un ciclo vita-morte da sempre esistito. Tuttavia, quello che molti non sanno, è che i vegani in questione scelgono di seguire un determinato stile di vita, di alimentazione e di usanze che quantomeno favoriscono la propria non-partecipazione alla violenza, al massacro ed allo sfruttamento di qualsiasi essere vivente, quasi fosse una forma di “animalismo ortodosso”.
Malgrado ciò, per quanto essi possano battersi, per quanto il popolo “vegetalista” possa estraniarsi da pratiche ormai in uso da millenni e possa decidere di vestire ed alimentarsi nei modi precedentemente specificati, tuttavia è impossibile, secondo le autorità scientifiche, non avere a che fare di giorno in giorno con prodotti derivati da sostanze animali. L’artista olandese Christien Meindertsma ha infatti identificato circa 185 oggetti ed articoli di uso comune – da una semplice pallina da tennis ad un piatto di porcellana – contenenti parti di maiale, per non citare alcuni additivi alimentari, spesso nascosti, che possono trovarsi in numerosi alimenti anche di origine in apparenza puramente vegetale – come la L-cisteina o i classici fosfati animali -.
Dunque, tornando alla domanda principale, che sia per moda – e dunque, per antonomasia, passeggera -, per religione – come in India con il Giainismo -, per salute – in rapporto ai dati sulla correlazione tra carne rossa e l’insorgere di numerose malattie -, o per etica personale, un dato inconfutabile è che il veganismo ha ormai preso piede nel nostro mondo e non sembra voler fare passi indietro, tanto che attualmente non è certo raro trovare per le strade nuovi ristoranti, pub o semplici negozi dedicati a questanuova tendenza. Nessuno è in grado di sapere quanto questo nuovo stile di vita durerà, né se un giorno la tanto amata e stimata dieta mediterranea cederà il posto ad un’alimentazione totalmente differente.
L’unica cosa che potremmo chiederci è: il veganismo servirà davvero a qualcosa?