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AL LORETO MARE MUORE UN RAGAZZO DI 23 ANNI UNA DOLOROSA QUANTO PARADOSSALE VICENDA. SANITA’ LA VERA MALATA !!!

AL LORETO MARE MUORE UN RAGAZZO DI 23 ANNI UNA DOLOROSA QUANTO PARADOSSALE VICENDA
SANITA’ LA VERA MALATA !!!
Napoli, 21 agosto 2017
Di Gennaro Cinquegrana
Un ragazzo di 23 anni è morto, è morto non per l’incidente stradale cui era stato coinvolto, non è morto per sopraggiunte complicazioni, né, perché sia stato soccorso tardivamente sul luogo del grave incidente. Antonio Scafuri è morto in Ospedale, è morto in quel luogo dove speri che la vita te la salvino e non che ci giochino. Si, perché sulla vita di questo ragazzo di certo qualcuno ci ha giocato, i fatti lasciano poco spazio ai dubbi, restano da accertare; responsabilità e dinamiche. Arrivammo al Loreto mare intorno alle 21.30, data la evidente gravità delle condizioni di mio figlio, fu ricoverato in codice rosso – così racconta Raffaele Scafuri, padre dello sfortunato Antonio. Non riesce a darsi pace Raffaele mentre racconta con dovizia di particolari quello che accadde in quelle ore di angoscia: “Siamo arrivati al Loreto Mare attorno alle 21.30 dove fummo subito assistiti. Poi mio figlio fu adagiato su di un lettino in attesa di effettuare l’esame utile a comprendere se vi fossero problemi ai vasi sanguigni. Su quel lettino Antonio rimase per ore, saranno state le 04.00, quando la tensione e la forte preoccupazione per le condizioni di mio figlio mi fecero alzare la voce e solo allora medici e infermieri si misero d’accordo, dopo che li avevamo visti anche litigare. Una situazione paradossale, mentre mio figlio moriva, al pronto soccorso litigavano, è inaccettabile vedere morire il proprio figlio mentre chi ha la responsabilità di doverlo soccorrere, di salvarli la vita perde tempo in chiacchiere e litigi: vogliamo la verità”. “Lo hanno ammazzato”. ” Solo dopo le 15.00 ci fu consentito di vedere nostro figlio, quando era già deceduto. Il corpo di Antonio era freddo, evidente segno che era morto da tempo. Pretendiamo la verità”, aggiunge Scafuri. Preciso che, dopo l’angiotac, mio figlio – era stato portato in” Rianimazione “ a causa delle tante fratture – . Da quel momento più nulla, io e mia moglie, abbiamo visto mio figlio oramai privo di in vita : non si placa la disperazione del padre della giovane vittima: “Ci era stato assicurato che avremmo visto Antonio intorno alle 13.00 e che gli esiti degli esami erano favorevoli. Poi ci fu riferito che erano sopraggiunte delle complicanze e che il ragazzo era stato colto da tre infarti. Non si può perdere un figlio così, pretendiamo la verità. Attesa per questa mattina la task force predisposta dalla ministra Lorenzi. Sono arrivati al Loreto Mare invia gli ispettori, i Nas , gli esperti dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), Carabinieri del Nas e ispettori del Ministero della Salute. Sulla drammatica morte del giovane Antonio Scafuri la Procura di Napoli indaga per omicidio colposo .Le indagini affidate al pm Vincenzo Piscitelli che ha aperto una inchiesta per omicidio colposo. Saranno convocati e interrogati, personale medico e infermieri coinvolti nel caso. Sequestrata la cartella clinica, disposta l’autopsia di cui si attendono i risultati.Aulla vicenda si espresso anche il direttore generale dell’ASL Napoli 1 ; Mario Forlenza – Esprimo dolore, sgomento e rabbia per la morte del giovane, in circostanze che, se confermate, sono inaccettabili e incompatibili in una organizzazione ospedaliera la cui priorità assoluta è salvare vite umane. “partecipazione umana e sentite condoglianze ai familiari”. “di intesa con la Regione, per l’accertamento delle responsabilità presenterò personalmente denuncia alla Procura. Ho immediatamente disposto l’apertura di una indagine interna con l’ausilio del servizio ispettivo aziendale, ciò, per accertare eventuali omissioni o mancanze organizzative, anche ai fini di responsabilità disciplinari. Osserveremo il massimo rigore. I familiari e i cittadini devo sapere che è interesse primario del direttore generale e degli operatori della Asl, che su questa drammatica vicenda si faccia piena chiarezza, fino in fondo, senza guardare in faccia nessuno. Così conclude il Direttore generale dell’ASL Napoli 1. Ma intanto sarebbe da ricordare al Dott. Forlenza le condizioni in cui versa la sanità e “l’accoglienza” ospedaliera a Napoli, ma nell’intero comprensorio regionale. Ci piacerebbe sapere come mai la TAC del Loreto Mare, nei soli primi sei mesi dell’anno ha raggiunto la cifra record di ben 31 guasti, la disfunzione del macchinario da giugno ad oggi ha sicuramente superato questo vergognoso record. La Tac è spessissimo fuori uso, nonostante i numerosi tentativi di riaccensione e ripristino della macchina e, di conseguenza, gli esami vengono effettuati fuori presidio appoggiandosi all’ospedale Vecchio Pellegrini, sebbene venga utilizzato anche il macchinario dell’ospedale «San Giovanni Bosco» per le consulenze esterne. Chiaramente questo disagio, implica l’impiego delle ambulanze del presidio, causando gravi disagi ai pazienti (spesso gravi) e con gli inevitabili rallentamenti nella somministrazione dell’assistenza. Vogliamo parlare dell’ospedale del mare? La cui apertura annunciata in pompa magna più volte, Una cattedrale nel deserto, dei 6 reparti realizzati, solo due funzionano, e per renderli funzionanti, per farlo “funzionare”,si sta procedendo a sottrarre personale e risorse da altri nosocomi, lasciando sguarniti pronto soccorso e reparti di questi ultimi. Peggio è la situazione del Vecchio Policlinico (Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli), basta fare un breve giro per i viali per rendersi conto che le portinerie sono vuote, aule accademiche alla mercé di chiunque, ambulatori senza medici ne pazienti, sale operatorie open-space, sedie sui davanzali, corridoi deserti, terrazzi trasformati in mini-discariche. Ancora. Reparti chiusi, letti accatastati sui tetti di copertura e in attesa di un improbabile ritiro sembra di girare in una città fantasma. Alle spalle del Padiglione 3, si supera ogni limite, una recinzione confinante con una Centrale elettrica, custodisce le bombole dell’ossigeno che alimentano i reparti di degenza (?) tutto esposto completamente alle intemperie. Non oso immaginare cosa potrebbe accadere se uno di quei fili o tubi di alimentazione dovessero cedere o essere rosi dai ratti, presenti in “colonia” nell’intera area. Ciliegina sulla torta “si fa per dire” l’assurda collocazione della rianimazione, posta al 3° piano dell’edifico 3, le finestre in legno, non si chiudono o lo fanno a fatica, lasciando spifferi e eludendo la dovuta sterilità dell’ambiente. Sarebbe utile che qualcuno spiegasse chi abbia potuto autorizzare l’ascensore di recente installata, che sembra non in grado di ospitare le barelle, per cui gli addetti, sono costretti ad utilizzare un vecchio ascensore che a fatica e con non poche manovre si riesce ad entrare con le lettighe. Insomma tutta l’area sembra essere eternamente in dismissione, ma mai vuotata del tutto. Ma anche il padiglione est. che confina con via del Sole. Lì dentro, una volta, c’era solo la Clinica chirurgica in totale stato di abbandono, le finestre in legno mal tenue offrono una vista assurda, tutte con motori esterni che alimentano gli “Split” dell’aria condizionata. Una centralizzata? No?! Come spesso accade in contesti del genere, non può non mancare la “nota” stonata, ben 5 i laboratori di analisi, “bene” qualcuno direbbe. Male in realtà, un laboratorio di analisi prevede: un primario con l’intera equipe, quando si parla di costi della sanità dobbiamo pensare a queste “piccole” comodità che qualche Barone si concede. Non meno colpevole quella politica, che spesso ostaggio o complice di queste baronie cede e concede, non ultimi gli sconsiderati aumenti “regalati” ai manager della sanità. Si, proprio da quel De Luca che lanciava strali sugli sprechi della sanità, dopo i sei mesi di braccio di ferro con il governo Gentiloni e con la ministra Lorenzin, serviti per ottenere lo scorso luglio l’agognata nomina a commissario della sanità in Campania, il governatore targato Pd che fa? Rimodula a suo piacimento lo slogan “mai più ultimi”, usato con il quale vinse le elezioni: non lo applica sulla qualità dei servizi sanitari, ma sulle retribuzioni dei dirigenti. Ora è chiaro a cosa si riferiva, quando gridava “mai più ultimi” sciolto l’arcano, intendeva nell’ erogare gli stipendi. Questo il suo primo atto da commissario. Chi si aspettava, rigore, controlli, rimodulazione delle risorse, evidentemente dovrà aspettare il prossimo presidente? Per adesso, De Luca ha firmato il 1° agosto una delibera di giunta che incrementa le remunerazioni dei manager di Asl e aziende ospedaliere campane. A tutti. Si va dai 155mila euro lordi per i direttori generali dell’Asl di Salerno, Napoli 1 e degli ospedali Ruggi di Salerno, Cardarelli di Napoli e Colli di Napoli, ai 150.000 euro riservati ai manager di tre Asl e quattro ospedali, fino ai 145.000 euro per i direttori di due Asl e due ospedali. In totale aumenti che vanno tra i 20.000 e i 30.000 euro lordi che hanno il sapore del regalo di ferragostano. I politici che hanno espresso solidarietà alla famiglia Scafuri, avrebbero fatto meglio a tacere, si sono persi l’opportunità di evitarsi l’ennesima brutta figura. Intanto Antonio e tanti altri pazienti muoiono molto spesso non per le patologie cui sono affetti, ma per una sanità malata.