Economia

IN ITALIA L’EVASIONE FISCALE E’ LEGITTIMA DIFESA!

Italiani tartassati, “pressione fiscale reale al 49%”nel 2017 ma nel 2018 e 2019 di nuovo in risalita.

 

Napoli, 22 gennaio 2017

di : Sergio Angrisano

 

Le cifre sono impressionanti, la forbice è tra i 250 e i 270 miliardi di euro, un valore pari al 18% del PIL totale del nostro Paese. Questo è il dato dell’evasione fiscale in Italia, che si confermerebbe uno dei cancri della nostra economia. Sulla base dell’ultimo rapporto 2016 dell’Eurispes, l’Italia avrebbe un PIL sommerso pari a 540 miliardi – a cui per dirla tutta ne andrebbero aggiunti almeno ulteriori 200 che non sono stati inclusi in quanto derivanti dall’economia criminale, per un totale di 740 miliardi, sui quali, considerando un livello di tassazione del 50%, l’evasione fiscale vale 270 miliardi. Numeri che fanno il paio con l’ultimo Rapporto sull’evasione fiscale, pubblicato dal ministero dell’Economia e basato su dati Istat, secondo cui il dato oscilla tra i 255 e i 275 miliardi di euro.

Numeri che dovrebbero farci riflettere, ma soprattutto dovrebbero far riflettere la politica. I dati diffusi sono la somma delle diverse realtà locali del nostro Paese, più che mai caratterizzato da fenomeni a macchia di leopardo in materia di evasione fiscale. I numeri delle anomalie più evidenti emergono al Nord Italia, la piccola Valle d’Aosta, dove i contribuenti spendono in media 130 euro per ogni 100 euro dichiarato al fisco. Seguono al Sud, Calabria e Sicilia in primis, ma sorprendentemente la Campania e la Puglia tra le più le più virtuose. Il rovescio della medaglia di una situazione apparentemente grave – e che in ogni caso continua ad esserlo – è che negli ultimi anni la distanza tra spese e redditi si è “rimodulata” in quasi tutte le regioni dello stivale, con una media nazionale del 22% contro il quasi 25% dei dieci anni precedenti. In questo quadro, alcune regioni sono state più virtuose di altre, con Campania e Puglia in prima fila, a fronte di altre in cui il fenomeno è invece cresciuto, come in Lombardia e Piemonte. Le tasse vanno pagate, certo, servono a coprire le spese dei servizi, tra cui: spese sanitarie, trasporti, scuole, ricerca etc. Ma anche per mettere in sicurezza tutto il patrimonio edilizio italiano. Lasciamo alla fantasia ciò che si potrebbe fare con gli oltre duecento miliardi, quei soldi evidentemente appartengono solo alla sfera dell’immaginario. Secondo i calcoli della commissione governativa sull’economia sommersa sono i denari che ogni dodici mesi sfuggono al fisco. Sottratti alla collettività da un esercito di evasori. Perché qui lottare contro i furbetti è come svuotare il mare con il colabrodo. In Italia si riscuote appena l’1,13 per cento del carico fiscale affidato all’esattore, contro una media Ocse del 17,1 per cento. Una delle piaghe, tra le tante è la propensione ad evadere l’Irpef da parte del lavoro autonomo ha raggiunto il 59,4% nel solo 2014.Tradotto, significa che entrano nelle casse pubbliche solo quattro euro su dieci delle imposte sul reddito dovute da chi esercita un’attività non dipendente. Quindi, oltre al 3,5% che non viene versato, si registra anche il 55,9 % neppure dichiarato.  Per un totale si 30 miliardi e 736 milioni he evaporano ogni anno, ma la cosa davvero preoccupante è che in cinque anni l’aumento di questa evasione, dicono i dati che è stata sforato il 50 %. Altro dato inquietante è il rapporto IVA. Le notizie che arrivano da Bruxelles sono tutt’altro che incoraggianti, l’Italia è il Paese europeo che detiene il record dell’evasione di questa imposta. Va sottolineato che questa non è una notizia nuova, perché è così da sempre. Il differenziale fra l’Iva dovuta e quella effettivamente pagata sfiora il 30 per cento: 29,7, esattamente. Altri 40,1 miliardi sfumati. Cinque anni prima erano 37,4. È colpa della crisi, deduzione ovvia. Ma fino a un certo punto. Perché la crisi da sola non spiega il fatto che l’Italia rappresenti quasi un quarto dell’evasione Iva dell’Unione europea, contro il 15,3 per cento della Francia e il 3,9 per cento della Spagna, che dalla stessa crisi non sono state certo risparmiate. Ma perché gli italiani sono così infedeli con il fisco? Sul fatto che l’Italia abbia una imposizione fiscale più alta di qualsiasi paese europeo non ci piove. Tanto che la stessa Corte dei conti certifica un dato mostruoso che era stato già calcolato da Confartigianato: su un’impresa di medie dimensioni grava un carico fiscale complessivo del 64,8 %, superiore di quasi 25 punti alla media europea (40,6) un dato pazzesco. Le cose non vanno meglio per il cuneo fiscale, che con il 49 % supera di dieci punti il valore medio continentale (39). E se la pressione del fisco, che statisticamente si è aggirata negli anni più recenti intorno al 49 % (attualmente sfiora il 50%), che tradotto in qualità dei servizi offerti con quel costo i cittadini italiani dovrebbero essere serviti e riveriti al pari di ospiti di hotel di prima categoria. Consapevoli che tutto questo non può giustificare quanti si sottraggono ai propri obblighi verso la collettività. Ma una riflessione più approfondita andrebbe fatta, proprio per verificare il reale stato della pressione fiscale in questo paese. Esiste di fatto una pressione fiscale occulta, non registrata dagli analisti. Al mostruoso prelievo che il governo impone ai contribuenti, vanno aggiunte una serie di gabelle imposte dalle amministrazioni locali. Sanzioni, multe, contravvenzioni, passi carrai, ausiliari del traffico, ganasce e tasse scolastiche speciali, mensa, carta igienica etc. un ginepraio di tra tasse e gabelle che il contribuente è costretto a doversi misurare ogni giorno. La voce dei contribuenti è univoca, raccogliamo le stesse dichiarazioni in qualsiasi quartiere della città, senza differenza di ceto sociale o indirizzo lavorativo: operai, impiegati, professionisti, ma anche i commercianti e gli imprenditori.  – Se pago la tassa di possesso dell’auto, mi spiegate perché devo pagare 150 euro l’anno per poter parcheggiare sotto casa? Pago le tasse, mi dite perché devo pagare la refezione scolastica e addirittura la carta igienica? Pago le tasse e sono costretta a dovermi pagare la stragrande maggioranza degli esami ospedalieri e le analisi cliniche, pago le tasse e non trovo i farmaci salvavita nelle farmacie per leggi assurde e sono costretto a dover ricorrere all’estero per sopravvivere – queste solo alcune delle dichiarazioni raccolte nel corso di interviste raccolte per strada, fatte a: massaie, cittadini comuni, professionisti e commercianti ai quali abbiamo rivolto la domanda” è giusto evadere”?. La più eclatante delle risposte ci è stata data da un signore che inizialmente nemmeno voleva fermarsi, ma poi .. –  i politici rubano, non pagano nulla, fanno i porci comodi loro e poi impongono ai cittadini di pagare tasse sempre più simili a vere e proprie estorsioni, facile imporre onestà e puntualità agli altri, in cambio di nulla, nessun servizio decente, se l’esempio è questo -.

Basterebbe questo per mettere in dubbio la tesi di chi accusa di infedeltà fiscale i contribuenti, che dal canto loro considerano l’evasione alla stregua della legittima difesa contro uno Stato ingordo ma soprattutto lontano anni luce dai problemi reali dei cittadini. Ma, facendo ricerche notiamo abbiamo scoperto che, ad assolvere gli evasori, ci sono addirittura vertici dello Stato, che in alcuni casi hanno dichiarato. “L’evasione di chi paga il 50 % dei tributi non l’ho inventata io. È una verità che esiste. Un diritto naturale che è nel cuore degli uomini”: sono le parole memorabili pronunciate da Silvio Berlusconi ai microfoni di Radio Anch’io il 18 febbraio 2004. Ripetute più volte dal Cavaliere prima, durante e dopo le sue permanenze a palazzo Chigi. Senza che in tutti quegli anni la pressione fiscale sia calata.

Facile affermare che gli italiani non amano particolarmente il Fisco. Sulla storica avversione al pagamento delle tasse, sono stati creati addirittura proverbi popolari. Indimenticato quello pronunciato da Enzo Biagi “Questo è da sempre uno Stato che, invece di far pagare un po’ meno a tutti, perseguita solo qualcuno: ti picchia quando sei già incatenato.”

Un sentimento che esiste da sempre, va detto che sulla questione la politica in molti casi ha chiuso prima un occhio, poi entrambi, inspiegabile il condono dei 98 miliardi condonati dal governo a guida PD alle lobby slot machine, la questione si risolse con una semplice “multa” che le Lobbyes dovevano pagare per coprire la prima rata dell’IMU (anno 2014), la Corte dei Conti, comunicò poco dopo che quella “multa non fu mai pagata!   . E’ vero che, fin dai tempi antichi con i condoni i governi ci hanno marciato. Il primo è del 118 dopo Cristo. Autore l’imperatore di origini iberiche Adriano, che rinunciò a riscuotere le tasse ancora non pagate dai cittadini dell’impero nei 16 anni precedenti: 900 milioni di sesterzi. Andrebbe ricordato che dall’unità d’Italia a oggi si possono contare 80 (ottanta) condoni fiscali sotto varie forme. Anche la rottamazione delle cartelle esattoriali, a modo suo, può rientrare in questa fattispecie.

In tutto questo rileviamo che su 21 mln di italiani nel avevano almeno una pendenza aperta con Equitalia: e che il 54 % di loro, non superava i mille euro di reddito. Il fatto è che all’evasione contribuisce un sistema pubblico obeso e inefficiente che affoga nelle follie burocratiche. Chi decide di mettersi in regola, si trova di fronte d un odioso e strampalato metodo di calcolo, al punto da imporre a chi vuol pagare le tasse rateizzandole un interesse di dilazione pari al 4,50 per cento, cioè addirittura più alto rispetto a quello di mora a carico di chi le imposte non le paga affatto: 3,50. E questo semplicemente perché quei tassi sono fissati da due leggi diverse, che nessuno ha mai pensato di rendere coerenti l’una con l’altra. Troppa fatica, più facile evadere, perché evadere, in Italia è legittima difesa!

 

 

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore