Politica

PD: Olio Tunisino per massacrare il lavoro e il prodotto italiano e oggi Martina ancora parla.

E’ trascorso più di un anno da quando il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria, approvò l’importazione senza dazi in Unione Europea di 35.000 tonnellate in più all’anno di olio d’oliva prodotto in Tunisia.

La proposta era stata fatta dall’Unione Europea dopo gli attentati in Tunisia al museo del Bardo di Tunisi e quello al resort turistico di Susa. Gli attentati avevano messo in crisi il settore del turismo tunisino, e così, invece di aumentare le misure di sicurezza negli obiettivi sensibili, ai “fenomeni di Bruxelles” venne in mente “la mandrakata” dell’aumento di importazione senza dazi.

Altre 35.000 tonnellate in più l’anno che vanno ad aggiungersi alle 56.700 tonnellate senza dazio già previste dall’accordo di associazione tra UE e Tunisia, portando il totale delle importazioni senza dazio di olio d’oliva tunisino a più di 90.000 tonnellate l’anno. La misura, dicevano, fu pensata per aiutare l’economia della Tunisia in un momento complicato e per garantire la stabilità del suo sistema democratico.

Federica Mogherini, capo della diplomazia europea, raggiante esordì: «Circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali. In questo periodo difficile la Tunisia può contare sul sostegno dell’UE». La Coldiretti, la principale associazione che rappresenta gli agricoltori italiani, abbozzò una timida reazione che non andò oltre una blanda manifestazione di protesta a Catania . Anche il Movimento 5 Stelle accusò il governo di Matteo Renzi di non essersi opposto a sufficienza nel Consiglio Europeo alla proposta di aumentare le importazioni senza dazi e fu proprio in quel frangente che vennero fuori le reali motivazioni di un provvedimento scellerato e per nulla altrimenti comprensibile. Si scoprì che il primo ministro tunisino, Habib Essid, che è uno dei maggior produttori di olio in Tunisia, impiegò quasi 45 lunghissimi minuti per convincere l’allegra brigata italiana del PD affinché il provvedimento passasse senza intoppi. Non mancarono le scene teatrali. Alcuni dentro lo stesso PD si mostrarono scontenti del provvedimento.

Paolo De Castro, ex ministro per le Politiche agricole e coordinatore per il gruppo dei socialisti e democratici della commissione Agricoltura dell’Europarlamento dichiarò ai cronisti: «Abbiamo migliorato il provvedimento quanto era nelle nostre possibilità, ma rimaniamo contrari». Stupefacente! Un vile atto di resa e di perdita di sovranità nazionale. Ed eccoli i nomi. No, non si tratta della famosissima “Banda del Torchio” del film di Totò, ma quella “del Frantoio” che farebbe altrettanto ridere se non ci andrebbe di mezzo la salute degli italiani.

L’olio d’oliva benché di pessima qualità, è il principale prodotto agricolo esportato dalla Tunisia verso l’Unione Europea, la sua produzione dà lavoro a più di un milione di tunisini e poco importa evidentemente ai deputati del PD, se ne toglie diverse centinaia di migliaia ai produttori italiani. Ed eccoli i nomi della banda di Habib Essid.

Mercedes Bresso, europarlamentare del Partito Democratico, già presidente della Regione Piemonte e presidente della Provincia di Torino; Sergio Cofferati eletto nel 2009 al Parlamento Europeo con il Partito Democratico, ha lasciato il partito dopo le primarie in Liguria e oggi è indipendente. È al suo secondo mandato da europarlamentare. È stato sindaco di Bologna dal 2004 al 2009 e precedentemente segretario generale della Cgil dal 1994 al 2002. Andrea Cozzolino, napoletano, del Partito Democratico, è alla sua seconda legislatura. Nel 2011 vince le primarie del centrosinistra per il candidato a sindaco di Napoli, ma le primarie verranno annullate e come candidato sindaco del Pd gli viene preferito il prefetto e commissario Mario Morcone; Roberto Gualtieri, romano, dal 2009, deputato europeo del Partito Democratico che nel luglio 2014 viene eletto Presidente della Commissione per i problemi economici e monetari al Parlamento Europeo; La congolese Cécile Kyenge, già ministro per l’integrazione nel Governo di Enrico Letta. Nel febbraio 2014, si candida alle Elezioni europee con il Partito Democratico e viene eletta nella circoscrizione del Nord-Est; Antonio Panzeri è all’Europarlamento già dal 2004 prima con Uniti nell’Ulivo poi con il Partito Democratico. È stato segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano (dal 1995 al 2003), responsabile delle politiche per l’Europa (2003-2004) e membro della direzione nazionale dei Democratici di Sinistra; Massimo Paolucci, altro napoletano del PD. Alle elezioni politiche del 2013 viene eletto alla Camera dei Deputati. L’anno successivo si candida alle Elezioni europee e approda a Bruxelles. Gianni Pittella (detto Jumbo), anch’egli targato indissolubilmente Partito Democratico. È europarlamentare dal lontano 1999 alla sua quarta legislatura (il Pd fece “deroga ad personam” per consentirgli la candidatura, ). Dal 2 luglio 2014 è capogruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) al Parlamento Europeo. Dal 1996 al 1999 svolse il ruolo di deputato nazionale. Riconoscibilissimo nell’emiciclo del Parlamento Europeo. E’ quello che si agita e sbraccia di più quando interviene Marine Le Pen; David Sassoli, Partito Democratico. È stato vice direttore del TG1 dal 2006 al 2009. Eletto parlamentare europeo per il Pd nella legislatura 2009-2014, è stato scelto come capo della delegazione del partito all’interno dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici. E’ stato riconfermato alle Europee 2014. E’ sardo invece Renato Soru, del Partito democratico. Imprenditore, fondatore di Tiscali, ed ex presidente della Regione Sardegna, carica che ha ricoperto dal 2004 al 2008 quando rassegna le dimissioni. Si ricandida, per la stessa carica, con il centrosinistra il 15 ed il 16 febbraio 2009, ma vincerà Ugo Cappellacci. Viene eletto al Parlamento Europeo nel 2014 nella circoscrizione Italia insulare; Patrizia Toia è al suo secondo mandato all’Europarlamento. È stata ministro per i rapporti con il Parlamento dall’aprile 2000 al giugno 2001 con il presidente Giuliano Amato e poi ministro per le Politiche comunitarie dal dicembre del 1999 all’aprile del 2000 con il governo di Massimo D’Alema. Tra il 1995 e il 1996 è stata deputato alla Camera per il Partito Popolare Italiano mentre dal 1996 al 2006 ha ricoperto il ruolo di senatore della Repubblica. In ultimo, l’ex sindaco di Padova Flavio Zanonato, anch’egli (non poteva essere diversamente) targato Partito democratico, al suo primo mandato a Bruxelles, ex Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Letta dal 2013 al 2014.