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1° Maggio 2018 – Pietrarsa per non dimenticare –

Associazioni e Gruppi Borbonici e Meridionalisti hanno risposto all’appello, in tanti questa mattina per la commemorazione della strage.

Napoli, 01 Maggio 2018

Sergio Angrisano

Anche quest’anno, Gruppi ed Associazioni Borboniche e Meridionaliste si sono date appuntamento all’Opificio di Pietrarsa. Erano presenti anche gruppi e delegazioni provenienti dalla Calabria e dal Lazio.

Un gruppo consistente, molti i giovani che si stanno avvicinando alla storia, ed alle loro origini. Complice la bella giornata di sole, il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrasa (oggi questo è il nome che porta) gestito dalla Fondazione F.S. Molti i turisti e le famiglie che girano per i vari “padiglioni dove sono conservate le prime locomotive, tra cui la storica Bayard. Allestito anche un circuito ferroviario per trini in miniatura, che riproducono esattamente treni dell’epoca, funzionanti ed in grado di trasportare adulti e bambini seduti sui vagoni. Nota stonata, a fare manutenzione, una ditta piemontese.

Dopo una breve introduzione, prende la parola il prof. Vincenzo Gulì, che dall’alto della sua conoscenza, da luogo ad una appassionata narrazione storica . L’Opificio di Pietrarsa fino al periodo pre-unitario, fu uno dei più importanti centri di produzioni di macchine a vapore per la trazione su rotaia, ma, la produzioni di Pietrarsa, invidiata da tutta l’Europa, trovò larga applicazione anche nel settore del trasporto marittimo. Fino a quando, quel tragico 6 agosto 1863 ci fu una sanguinosa repressione ad opera dell’esercito Savoia, che in poco tempo si trasformò in una vera e propria strage di operai, la cui unica colpa, era, di difendere il proprio posto di lavoro in quella che fu, l’industria metal-meccanica più importante d’Europa. Quel maledetto giovedì 6 agosto 1863 a Pietrarsa si verificò un avvenimento clamoroso nella sua tragicità che i mezzi d’informazione   ridimensionarono molto, fino, poi ha farlo sparire del tutto: furono i primi morti per il lavoro nel mondo occidentale moderno, ben 25 anni prima di quelli di Chicago universalmente commemorati il 1° maggio. Quello del 6 agosto, fu uno sciopero sacrosanto, dovuto ai continui aumenti delle ore lavorative e l’andamento contrario dei salari corrisposti fatto dagli esasperati dipendenti dell’ex Real Opificio di Pietrarsa che in due anni di unità italiana aveva già visto dimezzare le forze di lavoro. Tutto questo, non era certo giustificato da una crisi del settore, ma per mera scelta politica, che mirava ad espandere l’insignificante Ansaldo di Genova in danno dell’Opificio di Pietrarsa, un Piemonte che non poteva certo accettare che un’industria Meridionale fosse all’avanguardia e di certo più produttiva di quelle Sabaude. Il meridione, il Sud, non sono mai stati considerati al pari del resto del Paese, quella che alcuni fu “unità” per molti fu occupazione militare. Una colonia, ecco come i piemontesi e lombardi vivevano e consideravano il Sud della penisola. La repressione degli operai dell’Opificio fu una drammatica dimostrazione. Il bilancio esatto dei morti non si è mai potuto sapere. La relazione del magistrato non rilevò alcuna arma nemmeno impropria (come pietre o arnesi di lavoro) per terra: rimasero decine tra morti e feriti un lago di sangue, i più, colpiti alle spalle mentre scappavano o sulle mani che cercavano di fermare i barbari attaccanti. Le fonti ufficiali parlarono di 4 morti. Cifra ridicola che non trovò mai riscontro nella realtà, i giornali arrivarono sino a 9 vittime. Nell’archivio dell’ospedale dei Pellegrini, a seguito di ricerche, furono rinvenuti altri due morti, altri  furono ricoverati in gravissime condizioni. Ma la documentazione aziendale dell’epoca dichiarò 668 presenti il 6 agosto e, alla riapertura una settimana dopo, solo 478. Con la crisi economica in atto mancano quasi 200 dipendenti all’appello. Non possono essere che feriti o morti anche come logica conseguenza della brutale e proditoria aggressione subita. Troppo spesso la storia della nostra terra ha documentazioni apposta carenti per occultare dei veri e propri crimini come quello della strage di Pietrarsa. Fu ordinata un’inchiesta, ma in realtà, si trattò di una farsa, molto simile alle attuali commissioni di inchiesta che i vari governi che si avvicendano, promosse per non arrivare a nulla. E a nulla giunse la commissione di indagini dell’epoca, infatti prosciolse gli ufficiali che guidarono l’immotivato assalto e promosse il questore Nicola Amore, che aveva mandato la truppa, prima ministro e poi sindaco di Napoli! Quello di Pietrarsa è il “nostro” 1° Maggio, lo commemoriamo da sempre, e sono 7 anni che lo facciamo qui, all’interno dell’Opificio.

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore