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#AIUTIAMOSERENA. L’appello di un padre che non ha mai perso la speranza

“Fermatevi un attimo e pensate a come vi sentite quando cercate un qualcosa e non riuscite a trovarlo: sicuramente nervosi, frustati, isolati. Milioni di persone vivono questo ogni singolo secondo della propria giornata. Sono coloro che convivono, come noi, con le cosiddette “malattie rare”. Credevo che l’aggettivo raro significasse prezioso, unico. Non immaginavo che associato ad una malattia potesse diventare “non comune”, “diverso”. In quel momento ti sconvolge la vita. Quando una cosa del genere viene diagnosticata a tua figlia, il dolore ti toglie il respiro e ti lascia impietrito.”

A parlare, o meglio, a lanciare l’ennesimo appello di speranza è Abramo Zampella, il papà di Serena, una forte, bellissima e coraggiosa bambina che, a soli 10 anni, deve fare i conti con un ‘mostro’ più grande di lei chiamato Distrofia muscolare di Becker.

“Ancora oggi non è facile conviverci” – continua – “certe volte te la prendi con il mondo intero, ti domandi dove hai sbagliato e soprattutto che cosa ne sarà di lei e del suo futuro. Intanto, non ti resta che convivere e combattere una malattia che necessita di cure continue, di visite ed esami periodici che inevitabilmente ti cambiano la vita”.

Sì, perché la degenerazione delle fibre muscolari della piccola Serena ha bisogno di particolari attenzioni che il padre, insieme alla madre Anna, provano in tutti i modi a garantirle.
Eppure non è facile. Non è affatto semplice perché è ormai dal 2013, dopo un fatidico SMS arrivato da parte della sua azienda di Caivano, che Abramo è senza un lavoro, dunque privo della stabilità economica che è alla base di qualsivoglia assistenza medica.

Ed ecco il motivo degli infiniti appelli, del richiamo di attenzione dei media per trovare “quella persona” – come egli stesso la definisce – che possa finalmente dare una speranza concreta per continuare a sostenere le cure della sua bambina.
Abramo, e questo è poco ma sicuro, non si è mai arreso e non ha mai perso la propria dignità, dandosi sempre da fare anche per 15 euro al giorno e cercando aiuto nella maniera più pulita, più trasparente e più chiara possibile.
Non voglio carità, voglio un lavoro”, ha sempre ripetuto.

Nonostante tutto, però, la famiglia Zampella è la prova di quanto la vita possa essere meravigliosa e quanto ogni singolo, piccolo traguardo possa portare delle gioie inaspettate.
Serena ha insegnato ai suoi genitori, forse anche a tutti noi, che una malattia rara è in grado di renderti una persona speciale. Ha dimostrato che un percorso difficile può tramutarsi in fede e speranza, che può vita a un tragitto non sempre così oscuro, se percorso con l’amore dei propri cari.

Noi ci stringiamo all’appello di Abramo, perchè tutti, nel nostro piccolo, possiamo far qualcosa per non rendere invisibili questi piccoli, grandi Eroi.

“Niente dura in eterno. Ecco perché non ci possiamo fermare.”

 

#AiutiamoSerena