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CANNABIS: DIRITTO ALLE CURE – PARTE LA DIFFIDA

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Una battaglia per il diritto alla salute: i pazienti diffidano Aifa e Ministero
Genova, 07 ottobre 2017
Di Sergio Angrisano
Costituzione italiana art. 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Per completezza di informazione , va precisato che, la situazione di benessere psico-fisico, va intesa in senso ampio con cui s’identifica il bene “salute” si traduce nella tutela costituzionale dell’integrità psico-fisica, del diritto ad un ambiente salubre, del diritto alle prestazioni sanitarie e della cosiddetta libertà di cura (in altri termini, diritto di essere curato e di non essere curato). Il diritto alla salute, come diritto sociale fondamentale, viene tutelato anche dall’art. 2 Cost. che testualmente recita : (“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”); essendo, inoltre, intimamente connesso al valore della dignità umana (diritto ad un’esistenza degna) rientra nella previsione dell’art 3 Cost. (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”).
E’ gravissima la ed irresponsabile la scelta del Governo, nella persona del responsabile del dicastero della salute, di avere deciso di non decidere. E’ scandalosa la situazione in cui si trovano decine e decine di, cittadini di questa Repubblica, che vivono una condizione al limite della sopportazione, e che vedono fortemente compromesso il elementare, ma fondamentale dei diritti costituzionalmente sanciti. Ed proprio quello che sta accadendo, mesi di attesa, di richieste, di lotta. La misura è piena, sono infatti tantissimi tra medici e pazienti ad avere sottoscritto e firmata una diffida per sollecitare chi ha la responsabilità di tutelare la salute dei cittadini di mettere mano alla vergognosa situazione, che vede uno dei principali prodotti terapeutici introvabile nelle farmacie nazionali. L’atavica carenza di cannabis, italiana e d’importazione, è sempre oramai una vera e propria emergenza nazionale.
L’iniziativa legale è stata condotta con la collaborazione del Codacons, Associazione che tutela i diritti dei consumatori, e dai legali dell’Associazione Art. 32 (associazione italiana per i diritti del malato – Aidma Onlus) guidati dall’avvocato Cristina Adducci. Destinatario della diffida, il Ministero della Salute, all’Aifa (Agenzia italiana del farmaco ) ed al procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma.

Nel documento, si evidenzia che la produzione di cannabis terapeutica italiana, com’è noto; nel nostro paese, nessuno, a parte i soggetti autorizzati dal ministero, nel caso, il solo Stabilimento farmaceutico militare di Firenze, è autorizzato alla produzione di cannabis terapeutica in Italia. Ciò rende fantasiosa l’dea che si possa sopperire, se non addirittura sostituire quella olandese che annovera 4 o 5varietà di produzioni, contro l’unica prodotta nel nostro paese. Questo è uno dei nodi cruciali, che determina inevitabilmente, non solo l’incapacità a poter soddisfare il fabbisogno nazionale, ma a creare pesanti disagi ai pazienti utilizzatori. Altro punto, non meno rilevante del precedente è costituito dal prezzo di vendita, imposto dal ministero, che vede la cannabis a 9 euro, rendendola poco “appetibile” commercialmente per le farmacie, ogni vendita di prodotto, ingenera una perdita economica per le farmacie, che le stesse hanno inevitabilmente smesso di dotarsi di scorte di cannabis, con i conseguenti disagi per i pazienti. Un problema che si stanno registrando a macchia di leopardo in molte delle regioni italiane.

Lo scopo della diffida, oltre a voler porre all’attenzione dei responsabili del Ministero della Salute ed a tutti i soggetti indicati in epigrafe, in funzione delle rispettive competenze. La richiesta è chiara, la cannabis deve essere prescritta e reperibile, come tutti i farmaci prescrivibili indicati dal sistema Sanitario nazionale. Che oltre alla sufficiente quantità utile al fabbisogno nazionale, garantisca le condizioni per una normale continuità terapeutica, che sia integrato nell’elenco delle patologie per le quali è prescrivibile la cannabis. Ma soprattutto che siano rego[testimonial category=”TESTIMONIAL_CATEGORY” size=”1/1″ type=”static”]
late le necessarie norme, sia in ambito regionale che nazionale, che prevedano l’importazione da altri paesi produttori, tra questi l’Olanda, in modo tale da poter sopperire alle carenze della produzione italiana. I sottoscrittori del documento si aspettano risposte “serie” nel breve periodo, non è possibile più soggiacere a tale inaccettabile situazione. Non siamo ottimisti, ma la speranza che le cose cambino è viva in ognuno di noi.