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Cefalea da rimbalzo: e se fosse proprio il farmaco a causarti il mal di testa?

Il mal di testa, si sa, rappresenta uno dei fastidi più ricorrenti, considerato dall’OMS tra le prime 10 cause al mondo di disabilità e che solo in Italia colpisce oltre 26 milioni di persone.
Tanti i fattori scatenanti, miliardi le cause che si trovano alla base di tale disturbo, altrettante le cure e le prevenzioni da poter adottare, a seconda del caso specifico.

Ma cosa succede se è proprio la ‘cura’ a provocare il dolore?

E’ questo il caso della “Cefalea di rimbalzo”, chiamata comunemente e semplicemente “Cefalea da eccesso di farmaci”, che ormai è talmente diffusa da aver ricevuto il posto d’onore di vera e propria malattia a sé stante, giacché sono sempre in aumento le persone che al primo segnale encefalico ricorrono ad antinfiammatori ed analgesici, senza pensare alle conseguenze e magari ritrovandosi, col tempo, a peggiorare la propria situazione, anziché migliorarla.
L’antidolorifico, in tal senso, invece di spegnere il dolore, lo ravviva e lo eccita, in quanto l’organismo viene condotto all’assuefazione nei confronti del medicinale, rendendolo non solo inefficace, ma spesso nocivo.

Quali farmaci sono i responsabili e quando possiamo parlare di ‘abuso’?

Gli studi scientifici, partendo dalla ergotamina, sono poi arrivati a considerare anche gli analgesici (le cui combinazioni sono ancora più aggressive), il triptano e gli oppioidi. Ragion per cui è possibile affermare che la farmacodipendenza può essere provocata molto facilmente anche da una semplice aspirina.
In realtà, per quanto la parola ‘abuso’ faccia ipotizzare un’assunzione smoderata, andando ad esaminare meglio da vicino ci accorgiamo che non è poi così difficile sfociare nell’eccesso.
Bastano infatti 10 assunzioni al mese, per almeno 3 mesi (ad eccezione per gli analgesici, per i quali occorrono circa 15 assunzioni al mese).
Numeri, dunque, che spesso vengono trascurati, ma che invece dovrebbero essere presi in considerazione qualora ci accorgiamo di star facendo ricorso a tali farmaci più del dovuto (anche due volte a settimana sono bastevoli a creare una sorta di dipendenza!)

Quali sono i campanelli d’allarme ed i sintomi riconoscibili?

La cefalea da rimbalzo non è del tutto simile ad un mal di testa comune. E’ un tipo di dolore che si presenta già al mattino e che dura tutto il giorno, tipicamente diffuso su tutta la testa (ma è variabile come intensità) e che si associa generalmente ad una serie di altre sintomatologie che vanno dalla nausea all’ansia, da disturbo gastrointestinali alla difficoltà di concentrazione. Un tipico segnale, logicamente, è rappresentato poi dalla assenza di risposta agli analgesici e/o altri farmaci.

Se i farmaci non funzionano, esiste una cura?

In realtà, la vera cura è rappresentata dalla prevenzione. L’assunzione di farmaci secondo quanto indicato dal medico e dunque un utilizzo consapevole di questi ultimi è l’unica vera via di scampo

da questo tipo di cefalea. In questi casi – anche se dovrebbe essere una regola generale – l’auto-medicazione è la peggior soluzione possibile ed è pericolosa. Il paziente che avverte tali disturbi dovrebbe dunque immediatamente rivolgersi a chi di competenza, che dunque lo guiderà verso la sospensione definitiva dei farmaci, che, fortunatamente, nella maggior parte dei casi porterà ad un miglioramento spontaneo della problematica.

Per la prevenzione, valgono le regole generali contro il più tipico mal di testa: stress bandito, esercizio fisico regolare, stile di vita sano, rumori non troppo forti, caffeina, tabacco, alcool e profumi da tenere sotto controllo.